Tim, la proposta Vivendi
Roma 24 feb. - (AdnKronos) - Vivendi potrebbe appoggiare la creazione di una rete unica dove confluiscano le infrastrutture di Tim e Open Fiber purché l'operazione venga realizzata con le "giuste" condizioni e con la supervisione di un board 'neutrale' composto in maggioranza da amministratori indipendenti, ovvero quel tipo di consiglio al centro della proposta per la sollecitazione di deleghe di voto fatta dal gruppo francese in vista dell'assemblea del prossimo 29 marzo. “Vivendi ritiene che la rete fissa di Tim sia fondamentale per la creazione di valore. Vivendi è pronta a supportare la potenziale fusione di Open Fiber in Tim nel caso in cui le condizioni siano corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo e supervisionata da un Consiglio di Amministrazione composto in maggioranza da Amministratori indipendenti”, si legge nel documento in cui il gruppo, azionista con quasi il 24%, illustra la propria proposta 'per restituire valore a Telecom Italia'. L'assemblea del 29 marzo è stata convocata dal cda in seguito alla richiesta avanzata da Vivendi per la revoca di cinque amministratori in quota Elliott (il presidente Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti) e la conseguente sostituzione con candidati già indicati in Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri e Francesco Vatalaro. La società capitanata da Vincente Bollorè non risparmia aspre critiche al Fondo Elliot (al 9,4% del capitale) e ricorda che dall'assemblea del 4 maggio il cda di Tim è composto da 15 membri, 10 dei quali eletti dalla lista presentata dal Fondo attivista inclusi il presidente Fulvio Conti e il ceo Luigi Gubitosi mentre gli altri 5 sono stati indicati dalla lista di Vivendi. Che quindi è il primo azionista ma è in minoranza all'interno del board. "Contrariamente a quanto da taluni strumentalmente sostenuto, per Vivendi non si tratta di una contesa per il controllo di Tim, ma - sottolinea il gruppo francese - esclusivamente una sollecitazione a nominare un Consiglio di Amministrazione veramente indipendente che non sia controllato da alcun azionista". A riprova di ciò, scrive la società, "nell'ambito della proposta, solamente due tra i consiglieri indicati da Vivendi non saranno indipendenti e nessuno di loro sarà candidato alla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione". La Presidenza "dovrebbe essere di natura non esecutiva e ricoperta da un amministratore indipendente" afferma il gruppo. Vivendi "sosterrà qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti di Tim e degli altri stakeholder di Tim, inclusi modelli di business alternativi di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale e distribuzione di dividendi". La condizione è appunto quella di un board indipendente: "Un Consiglio composto da amministratori competenti e indipendenti, con significative esperienze nel settore delle telecomunicazioni permetterà di monitorare l'esecuzione di un piano industriale che vada a beneficio di tutti gli azionisti e gli stakeholder di Tim". Infine Vivendi ribadisce che il proprio "desiderio" è di avere un board "che finalmente si focalizzi sui migliori interessi a lungo termine di tutti gli azionisti e gli stakeholder di Tim, inclusi i dipendenti, i clienti, il Paese e le autorità di vigilanza".