Salario minimo, nuovo round
Roma, 4 mag (AdnKronos) - di Alessandra Testorio Nuovo tavolo di confronto lunedì tra sindacati e governo sul salario minimo orario che il ministro e vicepremier Di Maio intende portare per legge a 9 euro lordi. Un round tecnico, il secondo a un mese e mezzo di distanza dall'avvio del dialogo, da cui Cgil, Cisl e Uil si attendono che l'esecutivo presenti una proposta definitiva che contenga le modifiche richieste a più riprese dai sindacati: riconoscere cioè valore legale ai minimi contrattuali definiti dai contratti collettivi nazionali senza fissare un salario minimo orario unico per tutti. Il che equivarrebbe però a far sparire dal testo quel 'numeretto', 9 euro, diventato di fatto la bandiera del provvedimento dei 5 stelle. La parola infatti spetterà al governo che ora ha in mano tutte le carte, dopo la lunga serie di audizioni parlamentari di Cgil, Cisl e Uil e le posizioni ribadite più volte sul tema, per 'emendare' il testo da inviare alla discussione in Commissione lavoro del Senato o per proseguire per la sua strada. "Il governo non si arrocchi sulla cifra", auspicano in sostanza Cgil, Cisl e Uil che, conversando con l'Adnkronos, invitano Di Maio a considerare il rischio di abbassare la tenuta economica dei contratti e l'eventualità di 'scatenare' la fuoriuscita di aziende dai propri contratti nazionali di riferimento che prevedano minimi superiori al tetto fissato. Fissare semplicemente una soglia sia pure a 9 euro lordi, ma al di fuori della contrattazione nazionale, infatti, escluderebbe i lavoratori, ripetono i sindacati, da una lunga serie di diritti al momento previsti, dal Tfr alle ferie, dalla 14esima al pagamento dei festivi. Sul tavolo di confronto inoltre anche le nuove tutele per i rider del food delivery che Di Maio potrebbe inserire nel ddl sul salario minimo, come da lui stesso annunciato, chiudendo così una partita bloccata da un anno anche se il rischio che la Commissione parlamentare possa giudicare 'incompatibili' le norme con il resto del provvedimento potrebbe portare il governo ad optare per un altro veicolo come il Dl crescita. Si vedrà. Ma sul provvedimento e soprattutto sull'iter parlamentare pesano anche le perplessità della Lega espresse a più riprese dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, più favorevole ad una 'legge cornice' che includa anche le norme sulla rappresentanza e la rappresentatività di sindacati e imprese in funzione antidumping contrattuale. Anche su questo i sindacati lunedì vorrebbero da Di Maio una parola chiara. Senza contare le più recenti fibrillazioni politiche tra i due partiti di governo che nel caso di una rottura potrebbero vanificare il tavolo di confronto. "Mi pare che il dibattito interno alla maggioranza sia ancora articolato. Vorremmo quindi sapere se il testo del ddl al centro del tavolo di confronto è di maggioranza oppure no, e se gli eventuali emendamenti saranno firmati dal governo o meno", sintetizza per tutti il segretario confederale Cgil, Tania Scacchetti, che si aspetta dal governo "una proposta definitiva che preveda l'erga omnes dei contratti nazionali e contemporaneamente affronti anche il tema della rappresentanza a partire dallo sblocco della convenzione sul testo unico Ministero-Inps che sarebbe già un passo avanti per aprire una discussione". D'altra parte, come ripete il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra, i sindacati andranno all'incontro con "atteggiamento aperto, costruttivo e senza pregiudiziali" convinti che "un buon intervento antidumping e un salario dignitoso per i lavoratori passino non già da un minimo retributivo unico per tutti ma dall'assegnare valore legale ai minimi contrattuali già definiti dai contratti collettivi nazionali di riferimento". La vera malattia da curare, infatti per la Cisl, "è come bloccare la proliferazione dei contratti pirata che producono dumping salariale e contrattuale e creano concorrenza sleale" e la vera terapia contro il lavoro povero sarebbe perciò quella "di creare nuova occupazione ma soprattutto di tagliare le tasse ai lavoratori dipendenti". Una battaglia che per la Uil va perciò intrapresa "al rovescio". "Se l'obiettivo sono le tutele al lavoro precario e a quello povero le cose da fare sono due: dare il via ad un sistema di controlli a tappeto e reali sull'applicazione effettiva dei contratti e garantire che i contratti siano firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative", dice il segretario confederale Tiziana Bocchi. Stessa incertezza sulle sorti dell'incontro anche in casa Ugl. "Al momento non abbiamo contezza di novità e rimaniamo fermi sul fatto che il salario minimo possa essere applicato solamente in quei settori scoperti dalla contrattazione nazionale", riepiloga il segretario confederale Stefano Conti che ribadisce i dubbi del sindacato sul reale controllo delle aziende sull'eventuale applicazione dei nuovi minimi salariali considerate "le carenti, a dir poco, risorse ispettive a livello nazionale".