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Africa, chi sono i nuovi padroni del Continente Nero: le catastrofiche conseguenze sull'immigrazione

Davide Locano
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Pubblichiamo il secondo di una serie di articoli dedicati al continente africano, con l' obiettivo di indagare le cause profonde del fenomeno migratorio. Si discute spesso di quel che avviene oggi, ovvero in quale modo il mondo delle imprese e delle multinazionali incida sul bilancio delle nazioni del «Continente nero». Gli assetti geopolitici sono mutati, così come sono calati gli investimenti da parte dei padroni dell' economia del secolo scorso, ovvero Francia e Regno Unito. Ad aumentare sono i contratti statunitensi e soprattutto cinesi. Calcolando il valore degli investimenti nel periodo 2005-2015 in miliardi di dollari, per la Nigeria ne sono stati impiegati 32.2. Seguono l' Algeria (18.69), l' Etiopia (16.89), l' Angola (16.52) ed il Kenya (10.19). Leggi anche: Ong, ecco quanto guadagna chi tifa invasione Nella maggioranza dei Paesi costieri sono stati realizzati porti che servono il mercato cinese, oppure importanti connessioni ferroviarie. Ricordiamo solamente quella collegante Tanzania ed Angola e quella che unisce commercialmente Kenya, Sud Sudan, Uganda e Ruanda e la recente conquista di Gibuti. La questione che viene posta è se le attività di investimento da parte delle multinazionali occidentali giochi un ruolo di promozione dello sviluppo delle economie nazionali interne o, viceversa, privi il Continente di risorse fondamentali per la sussistenza ed il sostentamento delle popolazioni locali. CACCIA ALLE RISORSE L'Africa possiede numerose risorse, distribuite eterogeneamente in tutto il territorio. Vi si trovano strategici giacimenti petroliferi, giacimenti di uranio (Sudafrica, Niger, RDC, Repubblica Centrafricana, Gabon), radio (RDC), rame (presente in dosi massicce in Zambia, RDC, Sudafrica e Zimbabwe). Tre quarti dell' oro mondiale provengono infine da Sudafrica, Zimbabwe, RDC e Ghana. Eni - insieme a Total - è la compagnia petrolifera che opera maggiormente sul territorio africano. Oltre il 57 per cento (dati del 2013) della produzione deriva dai giacimenti diffusi in Angola, Congo, Ghana, Gabon, Mozambico, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Togo, Kenya e Liberia. Le compagnie petrolifere che esercitano attività di carotaggio e prelevamento degli idrocarburi versano una quota comprendente diritti di produzione, imposte, royalty ed altri corrispettivi. In totale, per l' anno 2016, Eni ha pagato 4.919.058 euro ai governi delle nazioni in cui avviene l' estrazione. Alla Libia sono spettati - sempre nell' anno 2016 - 1.420.207 euro, mentre alla Nigeria 988.419. Da un lato, dunque, le compagnie petrolifere ed estrattive si presentano come benefattrici, compensando le attività di prelievo con corrispettivi economici ed ingenti liquidazioni. Tuttavia, i finanziamenti ai governi non implicano necessariamente una corretta redistribuzione della ricchezza nazionale, specialmente laddove dominano instabilità ed episodi di corruzione. POCA TRASPARENZA Lo sfruttamento delle risorse africane non avviene sempre in maniera trasparente. Mi riferisco, specificamente, all' attività di talune società estrattive, che si occupano di petrolio, gas, minerali o aree forestali primarie. Lo sfruttamento intensivo ed opportunistico dei territori e della manodopera lavorativa locale comporta l' impoverimento delle comunità medesime e la violazione dei diritti fondamentali dell' uomo. Gli incentivi ai territori in via di sviluppo non possono filtrare unicamente per via finanziaria (liquidazione ai governi, i quali reinvestono i fondi loro destinati per il benessere delle industrie e dei cittadini), bensì grazie all' importante azione che può essere svolta dalle imprese internazionali. Diverse organizzazioni operano nel Continente per la ricerca di riserve idriche, la desalinizzazione delle acque marine, il ricavo di energia grazie a strumenti e tecnologie sofisticate. Diffondere capillarmente la rete delle imprese indipendenti, che assumano manodopera, lavoratori dipendenti e tecnici specializzati è un' ottima strategia per il rilancio della macroeconomia e per l' occupazione di quei territori. Un ottimo supporto deve essere fornito al sistema educativo, mediante investimenti in ambito dell' Istruzione e della Ricerca, contribuendo a ridurre sensibilmente l' elevato tasso di analfabetismo e l' impiego di potenziali risorse lavorative in termini economici e di sviluppo. di Alessandro Cantoni

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