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Pensioni, mancia vergognosa: di quanto le rivalutano . Un vero schiaffo agli italiani

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Caterina Spinelli
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Con la legge di bilancio arriva una mini-rivalutazione delle pensioni. Nell' ultima bozza della manovra come è uscita dal vertice di Palazzo Chigi di mercoledì sera si stabilisce che gli assegni tra 1.522 euro e 2.029 euro vengano integralmente indicizzati all' inflazione, mentre era previsto che lo fossero solo al 97%. La novità interessa 2 milioni e 800 mila pensionati, che però in media incasserebbero circa tre euro in più all' anno, 25 centesimi al mese, secondo i calcoli della Spi Cgil. Ivan Pedretti, il leader dei pensionati del principale sindacato italiano, non c' è andato leggero nel commentare il provvedimento, che peraltro il governo aveva anticipato alle associazioni dei lavoratori nelle scorse settimane. «Un' elemosina», lo ha definito. Per essere poi in qualche modo corretto dalla Cgil nazionale, che evidentemente non vuole usare toni troppo duri con il governo e sul suo profilo Twitter ha puntualizzato: «È sbagliato considerare "elemosina" l' adeguamento. Sicuramente non è quanto necessario né quanto ci aspettavamo e tuttavia è un segnale importante». Confermata comunque la manifestazione di piazza organizzata dalla Spi Cgil il prossimo 16 novembre. GLI SCAGLIONI «Ci sarebbe bisogno d' altro. Bisognerebbe dare la rivalutazione piena almeno fino alle pensioni tra le sei e le sette volte il minimo», aveva detto Pedretti (ad oggi quelle pensioni sono rivalutate del 47%, dal 2022 si salirà al 75%). «E bisognerebbe dare risposte sulla quattordicesima, allargandola anche a coloro che hanno redditi da pensione tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese», aveva aggiunto il sindacalista, ricordando come «negli ultimi sette anni di blocco della perequazione (quindi dal 2012, quando a introdurlo fu l' allora ministro del Lavoro Elsa Fornero, che annunciò la misura in lacrime durante una conferenza stampa post consiglio dei ministri, ndr) i pensionati hanno lasciato allo Stato 44 miliardi di euro». Secondo le norme attuali, gli assegni pensionistici sono divisi in sette scaglioni: per quelli fino a 1.522 euro l' indicizzazione è piena, mentre tra 1.522 euro e 2.029 euro è al 97% (è lo scaglione che passerà al 100% dopo l' approvazione della manovra). La percentuale poi scende al 77% per gli assegni da 2.029 euro a 2.538 euro, al 52% da 2.537 a 3.046 euro, al 47% da 3.046 a 4.061 euro, al 45% da 4.061 e 4.569 euro, al 40% oltre i 4.569 euro. A partire dal 2022 gli scaglioni diventeranno tre: rivalutazione piena fino a 2.029 euro, del 90% tra 2.029 e 2.538 euro, del 75% sopra quella cifra. I LAVORI «GRAVOSI» Quella sull' indicizzazione non è l' unica novità contenuta nella legge di bilancio, che prevede anche la nascita di una commissione tecnica che dovrà studiare la possibilità di allargare il novero dei lavori considerati «gravosi», che danno diritto a uscite pensionistiche anticipate. La commissione era già stata annunciata in passato dai governi Renzi e Gentiloni, ma non se n' è mai fatto niente. I tecnici dovranno studiare le condizioni di lavoro «in relazione all' età anagrafica e alle condizioni soggettive dei lavoratori e delle lavoratrici, anche derivanti dall' esposizione ambientale o diretta ad agenti patogeni». Un' altra commissione, invece, si occuperà della spesa pubblica per finalità previdenziali e assistenziali, comparando la situazione italiana con quella europea e internazionale. Entrambe le commissioni, che cominceranno a lavorare entro gennaio, presiedute dal ministro del Lavoro o da un suo delegato, concluderanno i loro lavori entro il 2020 e li illustreranno al governo. di Alessandro Giorgiutti

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