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Veneto: Confapi Padova, nel 2020 il Pil crescerà a velocità doppia rispetto all'Italia (2)

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AdnKronos
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(Adnkronos) - Ovviamente i dati vanno analizzati e interpretati, anche perché stiamo comunque parlando di una crescita presente ma moderata. "L'economia italiana non può certo correre, in un contesto che prefigura una possibile recessione a livello globale, e non può farlo quella veneta. Le difficoltà della Germania nel settore auto si ripercuotono sul nostro sistema produttivo, che è un subfornitore qualificato, e gli effetti delle guerre commerciali sono destinati ad avere effetti inevitabili anche sulla nostra economia, da sempre caratterizzata da una forte propensione alle esportazioni - evidenzia il direttore di Confapi Padova Davide D'Onofrio - Due indicatori, su tutti, danno il quadro della situazione: il rallentamento della Cina (+6,1%, l'incremento più basso da oltre un decennio) sta coinvolgendo anche altri Paesi asiatici e l'azzeramento della crescita in Germania, con un +0,5% nel 2019, si riflette sulle economie del resto d'Europa (ferma al +1,2%). Per il Pil italiano la crescita non andrà oltre lo 0,5% nel 2020, mentre la stima per la media mondiale è del 3,4%, ma a preoccupare, e non poco, è anche il livello del debito pubblico nazionale". E qui si tocca un altro punto chiave, perché, per quanto sia stato positivo l'impatto di Impresa 4.0, da solo non basta per consentire all'Italia di tornare a correre. "Per recuperare il divario con le principali economie internazionali servono chiarezza e stabilità degli incentivi e delle norme, dando continuità alle misure fiscali che si sono rivelate efficaci, come il rifinanziamento dell'iper-ammortamento per le spese d'acquisto di beni strumentali che utilizzano tecnologie digitali, proseguendo nell'azione di sblocco dei cantieri ancora fermi per spendere le risorse pubbliche che sono state stanziate", è l'analisi del presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. "E occorre continuare a investire in modo sempre più risoluto sulle persone e, nello specifico, sulla loro formazione (mi riferisco allo scollamento tra domanda e offerta formativa, alla mancanza di dialogo tra Impresa e Scuola e Università, al tema dell'orientamento allo studio e al ruolo che sempre più dovranno avere gli Istituti Tecnici Superiori) attuando una politica industriale di medio-lungo periodo che consenta alle imprese di pianificare con stabilità i propri investimenti, perché quello che pesa, oggi, è la mancanza di indirizzi chiari e di lungo respiro sul progetto Nazione che l'Italia vuole darsi. L'Italia soffre la concorrenza di altri continenti e paesi più giovani e con sistemi di produzione, mercato del lavoro e relative tutele completamente differenti dai nostri. Teniamo conto che competere in velocità e volume di produzione appare impossibile: saranno sempre più veloci di noi. Ma, dalla nostra parte abbiamo la storia, la cultura, la tradizione, l'abilità, la creatività e l'inventiva per superare questo gap", conclude.

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