(Adnkronos) - Dall'indagine emerge: il clima generale non sembra un 'sondaggio' umorale e polarizzato sul pessimismo. A differenza del passato, le risposte sembrano molto più meditate e costruttive. La crisi ha colpito e, in alcuni settori, si farà ancora sentire. Ma del tutto contro tendenza, rispetto al dibattito sui media, quel 71% di imprese che esprime completo disaccordo sul fatto che, se le cose andranno male in Italia, si trasferirà all'estero. Il 71% di intervistati dice che non andrà via dall'Italia anche se le cose andranno male. Cercando di capire chi ci fosse dietro quel 25% di risposte che invece prende in considerazione questa ipotesi, in prevalenza c'è maggiore propensione ad andare via dall'Italia: nei servizi alle imprese (32% intervistati, contro media del 25%); nel commercio (28% - probabilmente strutture medio grandi); nelle costruzioni (26% - è il settore più colpito dalla crisi, quindi è comprensibile anche la "fuga dall'Italia"). Nella categoria trasversale delle medie imprese è più propensa ad andare via dall'Italia (29%). Fisiologico: chi più è strutturato più è nelle condizioni di valutare tale opzione. I temi a questo punto sono: come rilanciare l'edilizia, superando il tradizionale modello di business; come rilanciare il commercio (ma di pari passo con il ripensamento urbanistico, l'attrattività dei centri storici); capire cosa sta dietro questo malessere del terziario.(segue)