Spending review, i tagli "dimenticati": enti, tasse e trasporti locali

di Giulio Bucchidomenica 10 agosto 2014
Spending review, i tagli "dimenticati": enti, tasse e trasporti locali
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«La spending review è ontologicamente una questione politica... Non può essere affidata a un soggetto esterno che viene chiamato come una sorta di demiurgo a sistemare il bilancio dello Stato. La spending nasce da ciascuno di noi». Renzi liquida così Carlo Cottarelli e soprattutto il suo lavoro, rispondendo a una precisa domanda di Virman Cusenza nell’intervista fiume pubblicata su Il Messaggero. D’altra parte se Palazzo Chigi pensa di dare il benservito all’ex capo del dipartimento affari fiscali del Fondo monetario internazionale, deve decidere come trovare i 7 miliardi di euro di risparmi per il 2014 e i 18 previsti per l’anno prossimo contenuti nelle «Proposte per una revisione della spesa pubblica», questo è il vero titolo del documento sulla spending review. Accorgersi ad agosto iniziato che si tratta di una operazione squisitamente politica, da risolvere dunque nei palazzi del potere, significa aver sprecato il lavoro svolto finora da «mister tagli» ma soprattutto aver buttato alle ortiche quasi tutte le economie previste per il 2014: 7 miliardi appunto. Già, perché nel documento pubblicato in rete in questi giorni ma a disposizione di Palazzo Chigi da mesi, Cottarelli chiarisce al di là di ogni possibile equivoco che «alcune proposte» incluse nella spending, «richiedono programmi dettagliati di riforma entro l’estate del 2014». Programmi di cui, tranne qualche eccezione, non c’è traccia alcuna. La finestra estiva, dunque, si chiuderà prima che da Palazzo Chigi possano arrivare segnali in merito. Anche perché il confronto (più che altro lo scontro) politico si sta giocando non sui temi economici e sui possibili risparmi di spesa ma sulle riforme istituzionali. Dalle quali si attendono tagli residuali. Il Senato dei Cento, ad esempio, dovrebbe costare meno rispetto a quello attuale. Quanto meno lo si potrà dire probabilmente soltanto dopo le prossime elezioni. Quindi ben oltre il 31 dicembre di quest’anno. Leggi l'articolo integrale di Attilio Barbieri  su Libero in edicola oggi, venerdì 8 agosto