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Mario Draghi, indiscreto-Bechis: "Mentre fingeva di ringraziare Giuseppe Conte in Senato...", Recovery Plan ribaltato

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Non ha tempo da perdere, Mario Draghi. Altro che il "ciaone ai due Matteo" su cui fantastica Marco Travaglio in prima pagina sul Fatto quotidiano: la verità è che il ciaone il nuovo premier l'ha fatto recapitare a casa di Giuseppe Conte. Certo, avvolto da un "grazie" molto formale ed educato, che ha però avuto l'unico risultato di agitare il Movimento 5 Stelle, esploso in un applauso quasi isterico al "loro" ex presidente del Consiglio e per questo subissati pur di fischi e buuu dai banchi di Fratelli d'Italia

 

 

 

Di più, la verità a cui si accennava pocanzi è quella svelata da Franco Bechis sul Tempo: mentre il premier parlava al Senato, un discorso che gli ha fruttato una maggioranza ampia ma non da record (è il terzo per numero di voti nella storia repubblicana, dopo l'Andreotti IV nel pieno degli Anni di Piombo e il sinistro precedente di Mario Monti nel 2011), i suoi uomini erano già al lavoro per smantellare e riscrivere da cima a fondo il Recovery Plan. Quello stesso testo che di fatto ha condannato il Conte 2 alla morte politica, causa frattura con i renziani di Italia Viva, e che da settimane sta inquietando anche Bruxelles e l'Unione europea. Il piano per gli aiuti Ue, così com'era stato congegnato dal precedente governo, non va bene. Lo ha detto tra le righe il commissario Paolo Gentiloni, lo sa bene (e da tempo) pure lo stesso ex governatore della Bce, che non a caso ha consegnato il dossier decisivo nelle mani del suo uomo più fidato nell'esecutivo, il ministro del Tesoro Daniele Franco.

 

 

 

"A fare comprendere la chiave diversa di questo governo e la sua operatività - scrive il direttore del Tempo - è quel che stava accadendo mentre Draghi parlava a pochi km da quel Senato. Via XX settembre, ministero del Tesoro: un gruppetto di collaboratori del neo ministro Daniele Franco, in missione a Bruxelles, si erano messi intorno a un tavolo iniziando a riscrivere per tutta la giornata quel PNRR del governo Conte di cui loro stessi si erano occupati, però con il solo compito di mettere insieme in modo che non cozzassero l'uno contro l'altro scritti sparsi che erano loro arrivati da Palazzo Chigi e dai vari altri ministeri".

 

 

 

Ora niente più collage: serve invece un piano organico, "con i suoi cronoprogrammi operativi, in grado di lasciare aperte più opportunità". Una prima, grossa sorpresa potrebbe essere rappresentata dai soldi, i 209 miliardi "che forse oggi non sono tutti così necessari come si pensava", soprattutto considerato l'ottimo andamento dello spread e in attesa delle prossime aste dei titoli di Stato italiano. Se, come sembra, il premier riuscirà a domare i mercati, allora "è possibile che la parte 'prestiti' del Recovery Plan non abbia necessità di essere subito attivata, e diventi sostituibile perfino con vantaggio dal ricorso all'indebitamento proprio tradizionale". Potremmo usare, cioè, solo i "grants", le somme erogate a fondo perduto. E tutto grazie a SuperMario.

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