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Fisco, non solo il conto in banca: ecco dove ti potranno spiare, mossa estrema per stanare gli evasori

Fausto Carioti
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A proposito di effetti collaterali del Covid. Mentre il 18% degli italiani è contrario all'estensione del Green pass (lo dice il sondaggio Ixè uscito ieri), per ragioni di riservatezza, di libertà personale e così via, governo ed agenzia delle Entrate stanno lavorando, indisturbati, per trasformare il fisco in uno strumento ancora più invadente. Le ragioni per gridare alla privacy e alla libertà violate sarebbero ottime e abbondanti, anche perché, in questo caso, ciò che viene introdotto oggi non sarà tolto domani, a differenza dei vincoli sanitari. L'epidemia, però, sembra essere una perfetta alleata del Leviatano fiscale: mentre tutti guardano alle vaccinazioni e ai contagi, quello s'ingrandisce. 

 

Lo fa in silenzio, come in silenzio va avanti il testo della legge delega sulla riforma del fisco. Nella bozza che sta preparando il governo, sempre col meritorio proposito di contrastare l'evasione, è prevista una rivoluzione nell'uso che l'agenzia delle Entrate fa dei dati presenti nei propri archivi, ai quali si vogliono aggiungere anche quelli custoditi da altri rami della pubblica amministrazione. In sostanza stanno per essere abolite, o ridotte ai minimi termini, le condizioni che oggi impediscono all'agenzia diretta da Ernesto Maria Ruffini di controllare e incrociare tutti i "dati sensibili" degli italiani. Condizioni che sono state messe lì proprio a difesa della privacy degli individui, e che le nuove tecnologie di intelligenza artificiale rendono ancora più necessarie. 

DATI SENSIBILI A RISCHIO
Lo sterminato elenco dei dati in possesso della sola agenzia aiuta a capire. Include, oltre ad ogni cosa che riguarda conti e depositi titoli, situazione degli immobili, mutui ipotecari (compresi gli interessi e la quota di capitale rimborsata), spese per asili nido, scuole e università, bollette di gas, luce e acqua, assicurazioni, interventi edilizi, collaboratori domestici, locazioni, erogazioni liberali a partiti, associazioni filantropiche, fondazioni culturali ed enti religiosi, mezzi di trasporto ed eventuali natanti, spese per sport e per i viaggi, spese veterinarie per gli animali domestici, utenze di telefonia fissa e mobile, abbonamenti alle pay-tv, assegni al coniuge e spese funebri. Solo per citarne alcune. Dalla culla alla tomba, è il caso di dire. Per tutelare la riservatezza dell'individuo, oggi ciò che l'Agenzia delle Entrate può fare con questi dati è limitato da un altro potere dello Stato: il garante della Privacy, guidato dal giurista Pasquale Stanzione. La sua authority, da tempo, frena le pretese più estreme dell'agenzia. 

 

Quest'ultima, ad esempio, vorrebbe mantenere per otto anni la piena disponibilità delle fatture elettroniche: documenti molto dettagliati, emessi al ritmo di due miliardi l'anno. Lo schema di provvedimento preparato da Ruffini è stato però fermato nel luglio del 2020 da Antonello Soro, il predecessore di Stanzione, con la motivazione che la richiesta «risulta sproporzionata in uno Stato democratico, per quantità e qualità delle informazioni oggetto di trattamento». Ed è sempre l'ostacolo del garante che bisogna passare adesso. Il fatto che il governo stia scrivendo una norma ad hoc si spiega solo con l'intento di usare i dati in modo radicalmente diverso, più invasivo rispetto a quanto fatto sinora, ricorrendo con ogni probabilità agli algoritmi dell'intelligenza artificiale. Questa operazione, con le regole attuali, potrebbe essere fatta solo dopo aver definito, in un confronto con l'authority, tutte le garanzie a difesa dei contribuenti. Non pare questo, però, il disegno di Mario Draghi e del ministro dell'Economia, Daniele Franco. 

SENZA OK DELLA PRIVACY
La bozza della legge con cui chiederanno al parlamento di riscrivere le regole del fisco prevede infatti di risparmiare all'agenzia delle Entrate il via libera preventivo dell'autorità per la Privacy. Un risultato che può essere ottenuto solo riducendo le competenze del garante, cosa che non può essere fatta senza modificare il "Codice in materia di protezione dei dati personali", che è stato introdotto nel 2003 e fissa i poteri dell'authority: modifica che, a quanto si è appreso, rientra nelle deleghe che l'esecutivo vuole ottenere dalle Camere. Il poco che si sa della riforma del fisco, dunque, preoccupa. Prima è venuto fuori che in quel testo si prevede una revisione degli estimi catastali, che per la grande maggioranza dei proprietari di immobili, ad aliquote invariate, si tradurrebbe in un aumento delle imposte. Ora si apprende che il governo intende dare all'agenzia delle Entrate sostanziale carta bianca nel trattamento dei dati sensibili, consentendole di usare le nuove tecnologie informatiche da Grande Fratello e legando le mani all'unica istituzione che potrebbe impedire certi abusi. Tutto questo promettendo, in cambio, che aumentare ancora i dati raccolti e realizzando nuovi e più complessi incroci serva a stanare chi vende beni e servizi innero. Promessa che viene fatta da anni e sinora non è mai stata mantenuta.

 

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