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A.R.P. E si appella a Draghi: "Sulla riforma dei valori catastali il governo ascolti il Parlamento e non i diktat dell'Europa"

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L’A.R.P.E. (Associazione Romana della Proprietà Edilizia), aderente a Federproprietà, auspica ancora una volta che il Governo Draghi, nella legge delega della riforma fiscale, non segua i “consigli” della Commissione Europea contenuti nelle “Country Recommendations” inviate nell'ambito delle linee del Recovery Plan, ma si attenga, in materia di revisione degli estimi catastali, alle conclusioni del Parlamento Italiano. La redistribuzione del carico fiscale sulla casa con l'adeguamento delle rendite ai valori di mercato, secondo A.R.P.E , non può che portare la crescita dell'imposta complessiva delle tasse sul mattone, in barba alla ricerca dell’invarianza di gettito che la manovra fiscale si propone quale finalità essenziale, e che appare certamente un’utopia, se si leggono attentamente le conclusioni alle quali sono pervenute le Commissioni Finanze di Camera e Senato, che hanno svolto l'indagine conoscitiva sul fisco.


Commenta così il Presidente A.R.P.E. Giovanni Bardanzellu: “Le Commissioni di Camera e Senato hanno ben individuato ed evidenziato che una riforma del Catasto come quella che vorrebbe imporci l'Europa costituisce una ulteriore tassa patrimoniale occulta, anche perché neppure tiene conto delle tante imposte già esistenti sui proprietari di case, che pesano l’1,5% sul PIL italiano, più che negli altri Paesi. Questa è la vera finalità della riforma e non quella, sacrosanta e sempre da noi auspicata, di colpire l’evasione, facendo emergere le case mai dichiarate al Fisco”. Appare, infine, un controsenso che da un lato si incentivi il proprietario ad interventi di recupero e di innovazione dell’immobile con benefici fiscali (bonus e superbonus) e dall’altro che il nuovo stato manutentivo, così migliorato, concorra a determinare l’aggiornamento della rendita catastale.

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