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Prezzi su, scaffali vuoti nei supermecati, speculazione record: l'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

Andrea Pasini

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I dati raccolti da Istat a marzo 2022 parlano di una decisa diminuzione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori che passa da 112,4 a 100,8. Il valore più basso dal gennaio 2021. 

Gli italiani hanno paura e il conflitto Russa-Ucraina si sta riversando nella nostra quotidianità e sugli scaffali dei supermercati. Secondo Altroconsumo, molti cittadini tra il 50 e il 60%  temono una minore disponibilità di alcuni prodotti, come l’olio di semi, e negli ultimi giorni sono corsi ad accaparrarsene il maggior numero possibile, svuotando di fatto gli scaffali e dando vita a un circolo vizioso. 

L’impatto del conflitto ucraino non ha ancora raggiunto questo punto. La preoccupazione porta però i consumatori a comportamenti non necessari. Delle 15.000 persone intervistate il 20% ha dichiarato di aver trovato gli scaffali con olio di semi di girasole completamenti vuoti. Il 18% ha dichiarato come i branzini freschi fossero impossibili da reperire, mentre il 17% non è riuscito ad acquistare orate fresche. Il 15% ha trovato gli scaffali con l’olio di mais vuoti, l’11% quelli della farina bianca e iil 4% quelli della pasta di semola. Il 2% ha persino dichiarato di aver fatto fatica a trovare dell’acqua in bottiglia, latte a lunga conservazione, passata di pomodoro e carta igienica (2%).

Sempre secondo Altroconsumo, gli scaffali vuoti sono stati un fenomeno più frequente al Centro rispetto al Nord e ancora di più al Sud e nelle isole. Ad esempio, se l’olio di semi di girasole non c’era nel 15% dei casi al Nord, al Centro e al Sud mancava in ben il 24% dei casi; idem per la farina bianca: al Nord solo il 6% delle persone non l’ha trovata sugli scaffali, saliamo al 12% al Centro e al 16% al Sud e nelle isole. L’olio di mais mancava nell'11% dei casi al Nord, nel 13% al Centro e ben nel 22% dei casi al Sud e nelle Isole.

È parere di molti consumatori  tra il 48 e il 61% che ci sia minore disponibilità di farina bianca, olio di semi di girasole, olio di mais, pasta di semola. Ovvero tutti gli alimenti di cui spesso si è parlato in relazione al conflitto. 

Quello che è certo, è che nell’ultimo anno abbiamo assistito a un aumento dei prezzi. Secondo i dati di Unionfood, in un anno le materie prime indispensabile per alimenti come pasta, pane e dolci sono fortemente aumentati. Il grano duro è cresciuto dell’82%, seguito dal frumento tenere (+65%), dal latte (+40%) e dallo zucchero (+15%). 

L’analisi di Altroconsumo mostra però come questi aumenti siano antecedenti al conflitto in Ucraina che sicuramente ha pesato sulle percentuali ma non ne è l’unico responsabile. Lo studio ha mostrato come il prezzo della pasta di semola sia aumentato del 14%, quello della farina 00 del 11%, quello dell’olio d’oliva del 9%, dello zucchero del 7%, della passata di pomodoro del 4% e del latte del 3%.


 

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