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Conto corrente, occhio ai versamenti: l'errore da non fare mai, così scatta l'inferno del Fisco

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Il versamento di contanti sul proprio conto corrente potrebbe insospettire il Fisco, anche perché si tratta di denaro non controllato dall’Agenzia delle Entrate: di qui la necessità di sapere come va giustificato. L’Agenzia, infatti, effettua delle verifiche sui versamenti supponendo che il denaro provenga da redditi non dichiarati e, per questo,  chiede di giustificarli. Nel caso in cui non fosse possibile giustificarli in modo adeguato, il fisco potrebbe decidere di tassarli, anche se non provengono da attività lavorative.

 

 

 

I controlli, in ogni caso, non sono automatici: scattano solo se, dopo opportune verifiche, emerge un versamento sproporzionato rispetto al reddito. Per questo soprattutto i disoccupati senza reddito o chi riceve un reddito basso rischiano di imbattersi in qualche verifica. Se ,per esempio, lo stipendio netto è di 1.000 euro e il versamento è invece di 3mila euro, in quel caso il fisco potrebbe insospettirsi e ipotizzare che la persona abbia percepito un reddito da lavoro in nero. Di qui la necessità di giustificare queste operazioni con una prova scritta: a tal proposito è sempre meglio ricevere assegni o bonifici al posto del denaro liquido e conservarne traccia oppure c'è la possibilità di prevedere scritture private col proprio benefattore.

 

 

 

La scrittura privata dovrà indicare i dati delle persone coinvolte e l’importo preciso donato. Mentre per la donazione volontaria non è necessario specificare alcun motivo. L’Agenzia delle Entrate, invece, ha sette anni per gli accertamenti: in quel periodo di tempo potrà conservare e analizzare le prove a disposizione.

 

 

 

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