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Walter Veltroni direttore del "Corriere"? Clamoroso in via Solferino

Pietro De Leo
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La voce riemerge, come un fiume carsico, e fende quest' estate di alte temperature in campo politico e, a quanto pare, anche mediatico. Così il refolo dell'indiscrezione, che va presa come tale, è la seguente: il Corriere della Sera potrebbe, presto, avere un nuovo direttore. Dunque si avvierebbe al termine l'era di Luciano Fontana, durata più di sette anni. Periodo certo fisiologico per un avvicendamento, specie di fronte al contesto che è quel che è, con il trend copie dal segno meno e le prospettive di un dimagrimento della forza lavoro. Sarebbe quindi tutta una questione di scelte strutturali, e non, per dire, di polemiche che hanno visto al centro il Corriere sulle liste dei "putiniani d'Italia". Dicono che Fontana, sceso negli scorsi giorni a Roma, fosse meno loquace del solito. Ma queste sono suggestioni che lasciano il tempo che trovano. Al pari di qualcuna che già circola sul web per la sua eventuale successione. Lo scrittore Fulvio Abbate, per esempio, lancia il nome di Walter Veltroni.

 

 


PAROLA DI ABBATE
Soffiata che proverrebbe, ha scritto Abbate su Facebook, da «voci assai attendibili», secondo le quali, di fatto Veltroni sarebbe «nei fatti» già direttore. A sottolineare, con qualche iperbole, il peso che gode nel quotidiano. Certo è una ricostruzione accattivante, ma va commisurata con la solidità dei fatti. Il fu ministro, sindaco di Roma, leader dei Ds e primissimo Segretario Pd è sì firma collaudata del Corriere, con lunghe incursioni testuali nel nazionalpopolare (dalla tragedia di Vermicino ai protagonisti della Tv di ieri e di oggi), ma non risponderebbe al profilo nelle corde di Urbano Cairo: un "uomo macchina", che conosca la redazione, con solida esperienza pratica, capace di navigare nei marosi. Vero è che Veltroni fu direttore di testata, ma parliamo de L'Unità di metà anni '90, un altro contesto e un altro mondo.

 

 


Per ragioni analoghe, quindi, potrebbe essere esclusa dal novero un'altra figura circolata nello spirare dei sussurri: Aldo Cazzullo. Anche lui giornalista storico del Corriere, attualmente vicedirettore ad personam, qualifica che però non ha delle mansioni esecutive. Cazzullo, peraltro, è entrato nel prossimo palinsesto di La7, presentato ieri, come conduttore di una trasmissione che si occupa di personaggi storici. E allora l'identikit potrebbe ricondurre a due altre figure, in caso con maggiori possibilità. Una è quella di Barbara Stefanelli, vicedirettrice a cui si deve il ritorno, nel 2011, del supplemento culturale "La Lettura". La sua investitura potrebbe essere anche un segnale di discontinuità epocale trattandosi, nell'eventualità dovesse concrettizarsi, della prima direttrice nella storia del quotidiano.

 

 


ALTRA OPZIONE
Ulteriore opzione credibile, invece, porterebbe ad un altro vicedirettore, Venanzio Postiglione. Una vita al Corriere della Sera, sulle cui colonne ha seguito le principali evoluzioni della politica italiana, da Mani Pulite alla nascita della Seconda Repubblica fino ai giorni nostri. Ha fondato della scuola di giornalismo Walter Tobagi. È fratello della vice capo di partimento della Protezione Civile Titti, moglie del sottosegretario con delega all'intelligence Franco Gabrielli. Di certo se il tema è robusto o l'ennesima effimera ricostruzione si comprenderà nelle prossime settimane. Che vedono, peraltro, una scadenza non da poco. Il 25 luglio, infatti, occhi puntati a New York. Dove la Corte Suprema si pronuncerà sulla competenza territoriale per giudicare la richiesta risarcimento danni di 600 milioni di dollari, contro Rcs e Cairo, promossa dal fondo Blackstone nelle more della guerra giudiziaria nata intorno alla vendita dell'immobile di via Solferino. 

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