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Walter Veltroni fuori dalla corsa al Quirinale, "ce lo siamo levati dai cog***": gli resta solo il cinema

Iuri Maria Prado
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Siccome l'evento è solenne lo dico in latino: ce lo siamo levato dai cog***. Tra i meriti attribuiti da destra e da manca a Mario Draghi, per noialtri uno diverso, ma eccellentissimo, è questo: che se le cose vanno come pare che debbano andare il nostro salvatore è avviato dritto in direzione del Quirinale, e questo significa che Walter Veltroni potrà dedicarsi con profitto ai suoi capolavori cinematografici e a competere in boiate con il romanziere anticamorra nel condominio di via Solferino, ma ciao ciao alla presidenza della Repubblica.

 

Guardate che non è mica poco. Il pericolo che il ragazzo di Berlinguer, il Kennedy in versione eurocomunista, finisse a farci la predica democratica di fine anno, il discorzo con la zeta sulla Costituzione che al mondo non ce n'è una più bbella co' la doppia b, con quel suo eloquio che sente di borgata anche quando tenta di ripulirsi, beh, era un pericolo molto molto serio. Io qui, devastato anche dalla sola ipotesi che l'Italia dovesse patire la vergogna di essere rappresentata da questo bel campione del banalismo de sinistra in botton-down, l'esponente della cultura inclusiva dall'Iri a Greta Thunberg passando per l'Atac e il progetto d'esilio africano abdicato in favore dei doveri patriottici, io, stavo dicendo, m' ero disperatamente proposto di costituire un comitato per raccogliere almeno qualcuno che si alzasse a revoca dell'unanimismo che rischiava di sospingere al Colle la meglio mezza età del postcomunismo italianone.

 

E invece? Sorpresa! Arriva Draghi e ti saluto. Quel che può fare coi duecento miliardi e i vaccini non è nulla a paragone del regalo che ci fa lasciando Veltroni a rosicare. riproduzione riservata.

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