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Banche, verso il disastro: la mossa a Wall Street spaventa il mondo, presto...

Benedetta Vitetta
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Complice la guerra e l'inarrestabile galoppata dell'inflazione, l'indebolimento della fiducia dei consumatori e lo spettro della recessione, la stagione delle trimestrali americane è iniziata nel peggiore dei modi. La principale banca statunitense, JpMorgan Chase, ha archiviato il periodo aprile-giugno (il primo interamente influenzato dalla guerra tra Ucraina e Russia, ndr) con un utile netto in calo del 28%, deludendo non poco le attese degli analisti. 

 

Un risultato che ha convinto il colosso bancario a stelle e strisce a sospendere il suo programma di buy back di azioni per soddisfare i nuovi requisiti patrimoniali più severi imposti dalla Federal Reserve e ad aumentare le riserve. Il principale istituto americano per asse ha annunciato di aver accantonato a riserva negli ultimi tre mesi altri 428 miliardi, segnalando maggiori preoccupazioni. L'utile netto del trimestre è stato di 8,2 miliardi di dollari, 2,76 dollari per azione, in calo rispetto 11,5 miliardi, 3,78 dollari per azione, nello stesso periodo dell'anno passato. Gli analisti avevano previsto che l'utile netto del trimestre sarebbe sceso a 8,5 miliardi, 2,90 dollari per azione.

PANICO IN BORSA
È la prima volta dal primo trimestre 2020 che JpMorgan ha mancato le aspettative degli analisti sull'utile, un fatto che, a questo punto, spaventa non poco gli altri colossi del credito statunitensi soprattutto perché è considerata un barometro dell'andamento del settore bancario e dell'economia.

Repentino il crollo del titolo seguito alla pubblicazione dei conti che, a metà seduta, perdeva oltre il 4%. E nemmeno le parole dell'ad di Jp Morgan, Jamie Dimon, sono riuscite a tranquilizzare almeno in parte i risparmiatori, ormai in preda al panico e sempre più pessimisti sul futuro prossimo dell'economia globale.

«Le tensioni geopolitiche, l'inflazione elevata, il calo della fiducia dei consumatori e una stretta monetaria mai vista prima che si uniscono alla guerra in Ucraina e al suo effetto negativo sui prezzi dell'energia e dei generi alimentari. Tutto questo è molto probabile che si ripercuota sull'economia globale. Noi siamo preparati ad affrontare qualsiasi evenienza anche nei momenti più difficili».

 

Sotto le stime anche i risulti di Morgan Stanley i cui utili nel secondo trimestre sono diminuiti del 29% a 2,4 miliardi di dollari, 1,39 dollari per azione, in calo rispetto a 3,4 miliardi, 1,96 dollari per azione, dello stesso periodo dell'anno scorso. Gli analisti avevano previsto un utile netto trimestrale di 2,75 miliardi (1,58 dollari ad azione). I ricavi netti della banca per il secondo trimestre sono stati di 13,1 miliardi di dollari, in calo dell'11% rispetto all'anno passato e leggermente inferiori alle aspettative degli analisti di 13,2 miliardi di dollari. Dimezzati infine i ricavi dell'investment banking a 1,07 miliardi di dollari (-55%) rispetto alle stime degli analisti previsti a 1,3 miliardi di dollari. Passando all'inflazione, a giugno i prezzi al consumo negli Usa sono saliti del 9,1% rispetto a un anno prima, più dell'8,8% rispetto alle attese, dopo il +8,6% del mese prece dente. È il dato più alto dal novembre 1981. 

DATI NEGATIVI
Nell'ultimo anno, nel frattempo, i prezzi delll'energia sono cresciuti del 41,6% e quelli dei generi alimentari del 10,4%, i dati più alti, rispettiva mente, dall'aprile 1980 e dal febbraio 1981. Ieri, infine, sono stati pubblicati i prezzi alla pro duzione, aumentati dell'1,1% rispetto al mese precedente, contro attese per un +0,8%.

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