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Manovra, 300 euro per ogni famiglia: come e quando arriveranno

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Benedetta Vitetta
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Le misure allo studio del governo da introdurre nel Dl Aiuti sembrano incanalarsi sulla buona strada, ma perché le famiglie italiane inizino davvero a risparmiare qualche soldino - visto l'insostenibile e irrefrenabile corsa dell'inflazione e le super bollette di luce e gas a cui devono far fronte da mesi - serve fare molto di più. Bene, quindi, l'ipotesi di cominciare ad azzerare l'Iva (l'imposta sul valore aggiunto) su pane, pasta e latte, ma se la sforbiciata fiscale si allargasse anche a tutti i principali beni alimentari - leggasi carne e pesce - ecco che i risparmi per i nuclei familiari potrebbero arrivare a 300 euro l'anno. Una cifra di tutto rispetto in tempi di crisi come quelli attuali.

Ecco spiegato il pressing sul governo delle varie Associazioni dei Consumatori che ieri hanno bollato come un "finto risparmio" il taglio su cui l'esecutivo è al lavoro e hanno calcolato che i possibili tagli sui tre beni primari porterebbero a un beneficio di soli 22 euro l'anno per famiglia "media".

LE SIMULAZIONI
«Si tratta di una misura mediatica, una misura che vale poco» ha sottolineato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Ancora più duri i giudizi dei rappresentati dell'Unione Consumatori e di Assoutenti: «un'elemosina» hanno affermato i primi; «un bluff» hanno stigmatizzano i secondi. E così, partendo dai dati dell'Istat, i Consumatori hanno elaborato delle simulazioni sui potenziali risparmi per le tasche dei cittadini.

Per l'Unc su pane, pasta e latte la spesa annua per una famiglia media è di 261,72 euro per il pane, 142,08 euro per il latte (tra fresco e conservato), 140,4 euro per la pasta (pasta secca, fresca, con anche inglobati i preparati di pasta come i ravioli e i tortellini): un totale di 544,2 euro che "sterilizzati" dell'Iva al 4% vale poco meno di 22 euro a famiglia. Precisamente parliamo di soli 21 euro e 56 centesimi in un anno: ossia 10 euro e 7 cent per il pane, 5 euro e 40 cent per la pasta e 6 euro e 9 cent per il latte. A conti fatti meno di un euro al mese che, per il numero uno di Unc «andrebbe nelle tasche dei consumatori solo nella fantasiosa ipotesi che i commercianti trasferissero matematicamente il taglio dell'Iva sul prezzo finale e non lo incassassero, invece, loro».

PORTAFOGLI GONFIO
A questo punto perchè gli italiani arrivino a fine mese con il portafoglio un po' più gonfio, per le varie associazioni sarebbe più producente ridurre alle famiglie l'Iva su gas e luce, un taglio che i fornitori sarebbero obbligati a ridurre per legge. Oppure estendere l'azzeramento dell'Iva a tutti i beni alimentari, con un risparmio a famiglia che - stando alle stime realizzate dal Codacons - varrebbe dai 180 euro per una coppia senza figli ai 300 euro per un nucleo di 5 persone.

In sostanza per il Codacons i benefici determinati dal taglio dell'Iva sui generi alimentari sarebbero pari al valore del bonus da 200 euro al vaglio del Governo da introdurre nel Dl Aiuti, e addirittura supererebbero l'importo del bonus per i nuclei più numerosi. «Per questo» ha precisato il Coda cons, «pensiamo che un taglio dell'Importo sul valore aggiunto sugli alimentari sia di gran lunga preferibile a bonus a pioggia che, come abbiamo visto in passato, non migliorano le condizioni delle famiglie e non si riflettono sui consumi».

Ciò che le Associazioni non hanno considerato è che a Chigi hanno il problema di dover far tornare i conti e azzerare l'Iva su tutti i principali beni alimentari significherebbe un altro miliardo di costi in più per lo Stato che già, con l'azzeramento dell'Iva su pane, pasta e latte perde in mancato gettito un miliardo.

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