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Mutui, stangata mai vista: che rata si abbatte sul conto

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Michele Zaccardi
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Incurante della situazione economica in rapido deterioramento e sorda ai richiami che da più parti le sono arrivati sui rischi che la terapia adottata possa causare una recessione, la Banca centrale europea, per bocca di alcuni tra i suoi più importanti esponenti, ha rimarcato che continuerà ad alzare i tassi di interesse. Una cura da cavallo che, finora, ha portato a un incremento del costo del denaro di 250 punti base (2,5%). E che ha iniziato a far vedere i suoi effetti. Non sull'inflazione, che a dicembre ha battuto in ritirata soprattutto per la flessione dei prezzi dell'energia, ma sui mutui. A novembre, stando ai dati pubblicati da Bankitalia, in Italia i tassi sui prestiti per comprare casa hanno toccato il massimo da otto anni.

 

 

Bisogna infatti tornare al 2014 per trovare degli interessi così elevati. Il Taeg, che comprende anche le spese accessorie, ha raggiunto il 3,55%, contro il 3,23% di ottobre. Un livello che risulta peraltro già superato, dal momento che le statistiche non tengono conto del rialzo da 50 punti base deciso da Francoforte a dicembre. Sul mercato, infatti, le offerte delle banche viaggiano già attorno al 3,7-3,8%. Ma per avere un'idea di quanto l'incremento dei tassi sia stato rapido basta guardare l'Eurirs, il parametro di riferimento per i mutui a tasso fisso, passato dallo 0,6% di gennaio 2022 al 2,72%. Questo mentre l'Euribor a sei mesi, l'indice su cui si tarano i prestiti a rata variabile, è cresciuto, nello stesso periodo, da -0,53% a 2,82%. Insomma, la stretta monetaria inizia a farsi sentire sull'economia reale. Del resto, l'obiettivo della Bce è uno: riportare l'inflazione al 2%. Non importa se il prezzo da pagare è una recessione che potrebbe benissimo essere evitata. Soprattutto perché gli ultimi dati non sono così allarmanti da giustificare i timori di un'inflazione fuori controllo.
 

 

 

PREZZI Le tensioni sulle quotazioni dell'energia si stanno affievolendo, con il gas che ieri ha chiuso a 65 euro al megawattora, ben lontano dagli oltre 320 euro di agosto, mentre i prezzi hanno rallentato la loro corsa. A dicembre, stando all'Eurostat, l'inflazione ha registrato una flessione rispetto a novembre, attestandosi al 9,2% su base annua rispetto al 10,1% del mese precedente. Eppure, per Francoforte tutto ciò non sembra essere sufficiente. L'ultimo membro del board a rivendicare la scelta di proseguire con la stretta è stato il governatore austriaco, Robert Holzmann. «Sui rialzi dei tassi» ha dichiarato, «la determinazione della Bce non cambierà finché non si allenta» l'inflazione di fondo, quella misurata al netto di energia e alimentari, aggiungendo poi che è ancora troppo presto per parlare di un «tasso terminale». In altre parole la rotta è tracciata, ma quanto lontano si arriverà con gli aumenti del costo del denaro non è dato sapere.
 

 

FAMIGLIE E IMPRESE Tornando ai dati di Bankitalia, nella pubblicazione "Banche e moneta" ci sono anche le statistiche relative ai prestiti a famiglie e imprese. I tassi sul credito al consumo sono passati dall'8,93% di ottobre al 9,25% di novembre, mentre quelli per i finanziamenti alle aziende hanno toccato in media il 2,94%, contro il 2,54% del mese precedente. Nello specifico, il costo dei prestiti per importi fino a 1 milione di euro è stato pari al 3,37%, quelli per cifre superiori del 2,67%. Insomma, i rincari sono stati importanti. Anche se, va detto, le banche non hanno smesso di concedere credito. A novembre i prestiti alle famiglie sono aumentati del 3,8% rispetto a un anno prima, in lieve rallentamento rispetto al 4% di ottobre, mentre quelli alle aziende del 2,8% (3,1% nel mese precedente). Sono invece diminuiti dello 0,3% i depositi del settore privato, dopo una riduzione dello 0,2% a ottobre rispetto a un anno prima. Cala, infine, del 3,2% la raccolta obbligazionaria delle banche (-6% nel mese precedente). Ma i rialzi dei tassi decisi dalla Bce avranno un impatto anche sui prezzi delle abitazioni, attraverso l'aumento del costo dei mutui. Secondo un'analisi di S&P Global Ratings, nel 2023 i prezzi degli immobili residenziali in Europa subiranno un calo, con una dinamica diversificata a seconda dei Paesi. In alcuni, infatti, la debolezza del mercato si protrarrà per tutto il 2024, mentre in generale, si legge nel rapporto, «si vedono poche o nulle chance di ripresa solida fino al 2025». Per S&P, «ci vorrà del tempo prima che i prezzi» e «gli investimenti si adeguino completamente a questi tassi di interesse più elevati». Il processo, infatti, «potrebbe durare fino a dieci trimestri». 

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