Cerca
Cerca
+

Gas, ora Berlino vuota il sacco: ecco come ci hanno fregati

Sandro Iacometti
  • a
  • a
  • a

A qualcuno, bisogna ammetterlo, il sospetto era venuto. E anche qualcosa di più. Ora c'è la certezza: a far impennare in maniera assurda il prezzo del gas durante l'estate, costringendo anche chi, come l'Italia, non poteva permetterselo a stanziare decine di miliardi per fronteggiare l'emergenza, sono stati gli acquisti forsennati e fuori mercato effettuati dalla Germania per riempire i depositi fino all'orlo e mettersi al riparo per l'inverno. A confessarlo, ovviamente solo ora che il gas viaggia sui 60 euro a megawattora e la tensione si è parecchio allentata, non è un tedesco qualunque, ma il vicecancelliere nonché ministro dell'Economia di Berlino, Robert Habeck. Sentite qua: «È vero, ad agosto abbiamo distrutto il mercato del gas ma la nostra missione era di riempire gli stoccaggi e certo così facendo abbiamo fatto salire i prezzi fino a 350 euro a megawattora ma credo che abbiamo fatto la cosa giusta». Giusto per chi, verrebbe da chiedere. Ma anche qui Habeck non si nasconde dietro a un dito. «Se non lo avessimo fatto e ora avessimo risorse insufficienti», ha spiegato in un'intervista con Bloomberg tv a margine del World Economic Forum a Davos, «ci chiederebbero tutti perché non ci abbiamo pensato prima». In altre parole, la mossa è stata necessaria per tenere al caldo i tedeschi e salvare la poltrona.

 

 


CORSA AGLI STOCCAGGI
Intendiamoci, Berlino non ha fatto tutto da sola. La corsa agli stoccaggi, con Putin che continuava a minacciare di chiudere i rubinetti e il panico da razionamento che dilagava fuori controllo, è scattata in tutto il Vecchio Continente. Incoraggiata dalla stesso Consiglio europeo, che prima dell'estate ha messo nero su bianco in un regolamento l'obbligo per gli Stati membri di raggiungere almeno l'80% delle capacità di stoccaggio. Corsa a cui ha partecipato con foga anche l'Italia, con Mario Draghi che non solo si è dato l'obiettivo di raggiungere entro l'autunno la quota del 90% ma ad un certo punto, non riuscendo più a trovare privati disposti a giocare d'azzardo sull'energia (e i prezzi attuali dimostrano quanto fosse rischioso comprare il gas a 350 megawattora per rivenderlo oggi), ha addirittura erogato al Gse 4 miliardi di soldi pubblici per acquistare ulteriori quote di metano da stoccare.

 

 


C'è però una differenza non trascurabile. E Habeck lo sa bene. Mentre con una mano andava a caccia di combustibile, accettando qualunque prezzo e terremotando così il mercato, con l'altra la Germania bloccava qualsiasi iniziativa europea per tentare di fronteggiare l'emergenza con misure comuni. È a causa di Berlino, infatti, che l'accordo sul tetto al prezzo del gas, proposto a gran voce da Draghi fin dal marzo 2022, ha visto la luce solo qualche settimana fa.


FONDO EUROPEO
Ed è sempre a causa di Berlino che ancora oggi (ieri anche la presidente Ue Ursula von der Leyen ha ribadito da Davos la necessità di finanziamenti europei per aiutare le imprese in difficoltà con l'energia) si litiga sulla possibilità di attivare uno strumento comune, sulla scorta del Recovery Plan o del fondo Sure, per aiutare anche i Paesi con debiti alti e margini stretti di bilancio. Proposta anch' essa avanzata prima dell'estate da Draghi e ora sostenuta a gran voce dal nuovo governo. «Il semplice allentamento delle regole degli aiuti di Stato», ha detto ieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell'Ecofin, «non è una soluzione perché sarebbe sproporzionato avvantaggiare gli Stati che godono di un margine di bilancio più ampio. Servono strumenti comuni come Next Generation EU e SURE, che possono essere replicati con successo nel contesto dell'attuale crisi».


La strada scelta dalla Germania, sempre nel nome dell'ognun per sè, la conosciamo: un bel fondo nazionale da 200 miliardi di euro per mettere al riparo imprese e famiglia. Una quantità di soldi talmente elevata che il governo di Berlino neanche è riuscita a spenderla tutta. Dati i recenti cali dei prezzi dell'energia, ha detto ieri il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, «non penso che servirà tutto lo scudo». Noi nel frattempo, grazie ai prezzi impazziti del gas, abbiamo dovuto raschiare dal fondo del barile oltre 70 miliardi di euro e, a differenza della Germania, siamo rimasti completamente a secco. Tanto che Giorgia Meloni è stata costretta a decidere se usare i soldi per il caro-bollette o per il caro-benzina. Ma a Berlino importa poco. Ieri, dopo aver annunciato il nuovo ministro della Difesa, Boris Pistorius, il cancelliere Olaf Scholz ha assicurato soddisfatto che «la Germania quest' anno eviterà la recessione e saprà far fronte alla crisi energetica». Non avevamo dubbi. 

Dai blog