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Credit Suisse, la mano dello sceicco Al Khudairy dietro al crollo

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Dietro la bufera su Credit Suisse e altre banche europee c'è un imprenditore. L'uomo, uno sceicco, ha un nome e un cognome: Ammar Abdul Wahed Al Khudairy. "Abbiamo quasi il 10 per cento del capitale, se si supera questa quota bisogna affrontare una serie di complicazioni regolatorie. Quindi non lo faremo", diceva prima del disastro spiegando che la sua Saudi National Bank non avrebbe messo altri soldi nell’istituto elvetico in difficoltà. E così, quelle parole riferite a Bloomberg, hanno mandato nel pallone gli investitori che spaventati hanno subito aperto una crisi.

 

 

D'altronde i finanziatori del Medio Oriente sono in grado di mettere in campo colossali quantità di denaro. La Saudi National Bank, è la prima azionista del Credit Suisse ed è controllata dal Public Investment Fund (fondo statale saudita). A gestirla personalmente il Principe ereditario Mohammed Bin Salman. Insomma, quella che il Giornale definisce "una potenza di fuoco finanziaria impressionante". Potenza che con l’invasione dell’Ucraina, e l'aumento dei prezzi per l'energia, è cresciuta.

 

 

Intanto dopo un piccolo miglioramento con l'annuncio del salvataggio della First Republic Bank, le Borse europee virano in territorio negativo. E sulla scia del nuovo tonfo di Credit Suisse che cede circa l'11 per cento a metà seduta e torna sotto quota 2 franchi. Il crollo in Borsa della banca svizzera frena così l’entusiasmo dei mercati. Parigi cede lo 0,50 per cento. Francoforteil 0,73 e Londra lo 0,49. Stesso discorso per il Ftse Mib che a Piazza Affari lascia lo 0,85.

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