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Se Milano e il Nord non vincono la sfida perde tutta l'Italia

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Bruno Villois
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Il trionfo di Milano si conferma con la settimana del design e arredo. La città esprime la sua forza trainante che ad ogni grande evento si rafforza e guadagna ulteriore reputazione internazionale. I dati economici che ne rappresentano la forza sono da capitale europea. Il Pil procapite supera i 50mila euro, contro i 30mila della media nazionale e i 36/39 delle regioni del nord, il tasso di disoccupazione di Milano città è sotto il 4% però quello dell’area metropolitana è superiore alla media lombarda, a conferma che esistono due città, quella entro le tangenziali e quella oltre. Una situazione che si ripete per la propensione alla spesa, all’attrattività turistica, al livello di istruzione e alla tipologia degli insediamenti costituiti da imprese di ogni settore, con moda-tessile, design -architettura, bancario -assicurativo, chimico-farmaceutico che sono comparti di valenza europea e che per moda e design diventano mondiale. Negli ultimi dieci anni ad assumere un ruolo determinante per la ricchezza di Milano è stata l’attrattività turistica consentendole di superare Firenze, collocandosi ad un incollatura da Venezia.

In contrapposizione ai fasti citati ci sono ancora complesse problematiche da risolvere, a cominciare da quelle dei trasporti pubblici, migliorati ma solo nel centro, e per la logistica distributiva delle merci. Purtroppo lo specchio del nostro Paese è solo la città metropolitana milanese e non il modello cittadino, che già nelle periferie perde colpi con una fatiscenza di troppi fattori diventa lampante. Le case popolari che restano in balia di problemi mai realmente affrontati, il trasporto nelle periferie ancora molto lacunoso, l’intero comparto commerciale costituito dagli esercizi di vicinato in fase di costante desertificazione. Il modello Milano è vincente come nessun altro nel nostro Paese, ma lo è solo quello che si rappresenta nel centro, un centro che è pure di piccole dimensioni, nel quale vive il 10% delle famiglie, ma che giornalmente ne ospita fino a mezzo milione, in gran misura per lavoro, sempre più per turismo.

 

Ma se Milano non riesce a ridurre l’enorme differenziale che esiste tra centro, periferie e hinterland come si può pensare di farlo altrove? Motivo per cui l’Italia resta un Paese con un Pil che negli ultimi quindici anni è rimasto fanalino di coda in Europa, con una modernizzazione che ha il mantra verso la digitalizzazione, la quale resta anch’essa confinata essenzialmente nel perimetro settentrionale e con un provincialismo che moltiplica i costi sociali e riduce efficienza ed efficacia dei servizi. Milano può e deve travalicare i confini e almeno in parte ridurre l’eccessivo divario tra centro e periferia. Se riuscirà a farlo allora sarà veramente modello da clonare. 

 

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