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Bollette, nuova impennata dei prezzi: cosa c'è dietro al salasso

Attilio Barbieri
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L’inflazione rialza la testa: sulla base delle stime preliminari dell’Istat, ad aprile, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, inclusi i tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua. Un balzo inatteso rispetto al 7,6% del mese precedente che si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati. L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici (a +6,4%). La fiammata inflazionistica di aprile arriva fra l’altro nel momento in cui dà i primi segni di rallentamento il carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa - segnala l’Istat- mostrano un nuovo rallentamento in termini tendenziali: dal +12,6% di marzo al +12,1 di aprile, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano la loro crescita: da +7,6% a +8,2%. Al momento l’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale.

 


BATTUTA D’ARRESTO
«Ad aprile», il commento dell’Istat, «la fase di rientro dell’inflazione subisce una battuta d’arresto, principalmente a causa della nuova accelerazione dei beni energetici, il cui andamento, nonostante la flessione dello 0,8% su base congiunturale, sconta un effetto base sfavorevole con lo scorso anno». Nel mese di aprile 2022, infatti, i beni energetici avevano fatto segnare un calo congiunturale sul mese precedente del -5,8%. «Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come quelli dei beni non lavorati», aggiunge l’Istituto di statistica, «evidenziano un’attenuazione della loro crescita su base annua, che contribuisce alla stabilizzazione dell’inflazione di fondo, ferma al +6,3%». Fra le altre voci che impattano sul carovita, continuano a crescere a ritmi sostenuti su base annua i prezzi di ristoranti e alberghi (+8,2) e quelli per mobili e articoli per la casa (+7,5%). Mentre procedono a un ritmo più blando le spese per ricreazione e cultura (+5%), abbigliamento e calzature (+3,3%), comunicazioni (+0,6%).

 

 


Con questi presupposti la Banca centrale europea ha la strada spianata per un nuovo rialzo dei tassi, per lo meno di 25 punti base, già nella riunione di domani. A complicare la congiuntura europea i dati rilevati da Eurostat che proprio ieri ha annunciato un carovita tornato al 7% in Eurolandia dal 6,9% di marzo. «Mi auguro che la Bce non continui con la scelta di alzare i tassi, perché adesso serve aiutare la crescita, serve permettere alle imprese e alle famiglie di poter accedere al credito, serve a chi intraprende avere la possibilità di dar vita a nuove iniziative», ha detto all’Università per stranieri di Perugia il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani.


MIGLIAIA DI EURO
Per le associazioni dei consumatori con la fiammata dei prezzi di aprile la maggior spesa per una famiglia tipo è pari a 2.428 euro l’anno e sale addirittura a 3.144 euro nel caso di un nucleo familiare composto dai due genitori e due figli. Secondo un calcolo del Centro Consumatori nel biennio 2022-2023 i rincari peseranno per lo meno per 4.500 euro a famiglia; 2.100 quest’anno e 2.400 l’anno passato. «Una situazione mai verificatasi finora», afferma il presidente Rosario Trefiletti. «Siamo preoccupati per l’effetto dell’inflazione sull’andamento delle vendite, soprattutto per i beni di largo consumo e l’ortofrutta», afferma il presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, «le nostre imprese rimangono sotto pressione perché compresse tra l’aumento dei costi all’acquisto e le difficoltà derivanti dall'attuale livello dei prezzi al consumo. I volumi di consumo stagnano intorno al -5%, un fattore di rischio per l'intero sistema agroalimentare italiano». Secondo la Confcommercio, invece, non c’è un «allarme inflazione: «Il dato italiano si inserisce in un contesto europeo in cui il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche mostra analoghi elementi di difficoltà, con temporanee interruzioni e andamenti non omogenei tra Paesi». «Il permanere di tensioni sul versante energetico», sottolinea l’associazione dei commercianti, «non deve far trascurare alcuni segnali che portano a guardare con fiducia alla possibilità di tornare, verso la fine dell’anno, su dinamiche dei prezzi meno espansive».

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