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Francia, che gusto però: cresciamo più dei galletti

 Emmanuel Macron  

Giancarlo Mazzuca
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Siamo sempre pronti a criticare l’Europa ma proprio da Bruxelles è arrivata una piccola rivincita, sia pure indiretta, sui francesi che negli ultimi tempi hanno preso spesso posizione contro l’Italia. Il commissario Paolo Gentiloni, presentando le previsioni macroeconomiche di primavera della Commissione Ue, ha infatti annunciato che, almeno quest’anno, stiamo crescendo più della Francia (ma anche della Germania) con un rialzo dell’1,2% del Pil che si traduce in un miglioramento di 0,4 punti rispetto a quanto stimato in inverno. E’ una previsione che fa indubbiamente piacere anche perché ci consente di prendere una piccola rivincita su Macron & C. che segnano invece il passo alla faccia della loro “grandeur”.

In effetti, da quando Giorgia Meloni ha scalato Palazzo Chigi, Parigi ha preso, qualche volta le distanze da noi. E’ il caso dell’annoso braccio di ferro sull’emergenza-immigranti: adesso sta andando in onda una vera e propria “telenovela” con alcuni irrigidimenti dell’Eliseo, intervallati da aperture solo a parole, nei confronti delle nostre politiche di accoglienza. In qualunque modo ci siamo mossi sulle Ong, ecco arrivare gli “strali” d’Oltralpe con i “cugini” che, in un paio d’occasioni (anche adesso), hanno intensificato i controlli alle frontiere in modo da bloccare gli extra-comunitari sbarcati nel Belpaese. Non solo. Come se non fosse bastato questo “dossier” che ci ha un po’ isolato anche dal resto dell’Europa, ci sono stati altri bastoni messi dai francesi nelle nostre ruote: è il caso della costruzione della Tav Torino-Lione che continua ad allungarsi sempre più.

 

E’ vero che anche noi siamo in ritardo nella tempistica del progetto, ma le ultime notizie che giungono da oltre frontiera non sono per nulla rassicuranti perché i transalpini vorrebbero spostare la costruzione della tratta di loro pertinenza addirittura a dopo il 2043. Le immediate smentite del ministro dei Trasporti Clement Beaune ci hanno rassicurato fino ad un certo punto: se un tempo c’erano le “calende greche”, ora potremmo benissimo parlare di “calende francesi”. Il motivo dell’ulteriore slittamento? L’opera in questione costa troppo (e su questo non ci sono dubbi), ma spostarne la realizzazione di oltre vent’anni significherebbe mettere definitivamente una pietra sopra il progetto: a quel punto, che senso avrebbe procedere solo in Italia? A parte il fatto che ci sorge un dubbio: al di là dei costi faraonici dell’opera non è che, bloccando la Torino-Lione, i francesi finiscono anche per frenare i futuri passaggi degli immigrati oltrefrontiera? Insomma, per un motivo o per l’altro, le distanze dai “cugini” sembrano allargarsi ma possiamo, comunque, consolarci: almeno sul versante economico stiamo crescendo più di loro.

 

 

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