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Ita, perché per la presidenza della ex Alitalia serve un manager autorevole

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Bruno Villois
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La cessione del 41% del capitale di Ita, già ex blasonata Alitalia, alla Lufthansa, rappresenta una splendida notizia per le casse pubbliche nostrane, le quali negli ultimi 25 anni si sono alleggerite di oltre 12 miliardi di euro per far fronte ad aumenti di capitale, cassa integrazione ordinaria e straordinaria fino a 9 anni, ai quali si è aggiunto un crollo irrecuperabile di reputazione del nostro sistema pubblico nella gestione delle controllate. La politica inopinatamente ha voluto reggere la guida dell’Alitalia prima e di Ita poi, sbagliando tempi, modi e previsioni sul futuro della compagnia. Non è andata meglio ai soggetti privati che hanno voluto cimentarsi nell’opera, sia italiani, i famosi capitani coraggiosi, sia stranieri, franco-olandesi e poi islamici.

Tutti hanno subito delle Caporetto indimenticabili perle proprie finanze. Adesso arriva il campione dei cieli europei e mondiali i cui ricavi dichiarati nel 2022, sono stati pari a 16,3 miliardi di dollari, che hanno fatto di Lufthansa la quarta compagnia aerea al mondo. Il gruppo è il più grande in Europa come numero di passeggeri trasportati, ma anche in termini di dimensioni della flotta – oltre 700 aeromobili - e controlla Austrian Airlines, Eurowings, Swiss, Brussels Airlines. Nelle classifiche mondiali redatte dalle società che analizzano i diritti dei passeggeri per puntualità, opinioni dei clienti, elaborazione reclami, il posizionamento per il 2022 è tutt’altro che lusinghiero e pone la compagnia teutonica nella parte bassa della classifica. Ciò detto la sua solidità è indubbia, sia a livello patrimoniale sia industriale.

 

 

L’azienda è quotata alla borsa di Francoforte e nelle ultime 52 settimane ha aumentato la propria capitalizzazione del 60%. Lo Stato tedesco ha posto fine alla partecipazione, che nel 2020 aveva acquisito nel capitale del gruppo per fronteggiare la crisi indotta dalla pandemia. Il magnate tedesco Klaus-Michael Kuhne, presidente onorario e proprietario di maggioranza di Kuehne, il più grande spedizioniere marittimo del mondo, ha aumentato la partecipazione in Lufthansa fino a superare il 15%. Quanto citato conferma la potenzialità di successo dell’operazione di acquisizione di parte rilevante del capitale Ita, quota che potrebbe aumentare fino al completo controllo. Già da ora, da quanto trapela, la conduzione complessiva di Ita sarà posta in essere dai tedeschi, con la nomina sia dell’amministratore delegato sia del direttore finanziario, mentre il presidente, senza deleghe, verrà espresso dal governo italiano. Ed è proprio il posizionamento dei ruoli nella governance che fa intravedere una situazione di piena autonomia gestionale dei tedeschi, industriale, non finanziaria, visto che in caso di ulteriori aumenti di capitale lo stato dovrebbe conferire per parte sua il 59%; non che questo debba considerarsi un problema, anzi. Il timone passa in mani straniere. È importante che il governo nomini alla presidenza di Ita una personalità di alto profilo e competenza, in modo che il suo ruolo non sia puramente formale.

 

 

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