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Busta paga, rivoluzione ad agosto: ecco quali stipendi schizzano

Antonio Castro
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Cinque mesi (cinque) di sospirati aumenti in busta paga per quasi 14 milioni di lavoratori dipendenti pubblici o privati a patto che abbiano redditi inferiori a 35mila euro lordi. Arriva, come promesso, contante e sonante il famoso taglio del cuneo fiscale sul conto corrente dei lavoratori a partire dal cedolino di luglio. Aumenti che garantiranno una integrazione ai redditi dei lavorati e fino alla busta paga di novembre. Le coperture finanziarie per arrivare a dicembre non ci sono. E poi si confida sull’effetto tredicesime per rimpolpare la disponibilità di spesa invernale delle famiglie.

 

 

Sta di fatto che dalla prossima settimana i lavoratori dipendenti potranno contare su una retribuzione un po’ più alta - per effetto del taglio del costo della contribuzione a carico del lavoratore. Secondo le stime della Fondazione studi Consulenti del lavoro l’aumento medio mensile per chi percepisce una retribuzione di 1.500 euro si aggirerà sui 60 euro. Ma sarà direttamente proporzionale allo stipendio che si incassa. Per i redditi fino ai 25mila euro rappresenterà la seconda limature del costo del lavoro (è già in vigore uno sconto contributivo dell’1%). E quindi sommando i due interventi l’aumento medio mensile per chi percepisce uno stipendio intorno ai 1.500 euro si aggirerà sui 75 euro. Mentre per i dipendenti con reddito annuo lordo fino a 35mila euro il taglio del costo sui contributi si concretizza dal 2% fino al 6% con gli importi medi sullo stipendio che cresceranno dai 90 ai 100 euro al mese.  Visti i tempi che corrono 100 euro in più al mese non sono da disdegnare. Tanto più che il ministero dell’Economia ha introdotto la possibilità di riconoscere ai lavoratori con figli di incassare contestualmente fringe benefit fino a 3mila euro con una serie di bonus “in natura”: dalla benzina al contributo bollette. Certo devono essere le imprese ad accordarsi con i rappresentanti di categoria e poi a erogarli.

 


Ma il governo sembra intenzionato ad “incentivare” l’adesione a questi strumenti di sostegno al reddito introducendo un vincolo, almeno per quelle che percepiscono contributi pubblici. E sono tante, la maggior parte. La riduzione del cuneo fiscale voluto dal governo Meloni in questo secondo semestre 2023», spiega l’esperto giuslavorista Enzo De Fusco, fondatore della De Fusco Labour & Legal e grande firma de Il Sole 24 Ore, «è pari al 7% fino a 25.000 euro di retribuzione e 6% fino a 35.000 euro di retribuzione. Raglio che ha aiutato le famiglie a contenere gli effetti dell’inflazione e degli incrementi dei mutui». E adesso «la vera sfida sarà quella di confermare la riduzione anche per i prossimi anni nella legge di bilancio 2024, ma per fare questo occorrono quasi 15 miliardi l’anno». Insomma non proprio quattro spicci. Per questo l’ipotesi di fare leva sui benefici fiscalmente non “impattanti” per le imprese - ma assai graditi di lavoratori perché non incidono sul reddito tassabile - si sta rafforzando.

Ma questo vale per le aziende private dove la contrattazione è più agile. Anche se oltre 6/7 milioni di lavoratori del settore privato viaggiano con contratti collettivi scaduti da 6/7 anche 12 anni. Per gli circa un milione di dipendenti del settore pubblico- puntualizza una nota diffusa ieri dal ministero dell’Economia - «il pagamento riferito alla mensilità di luglio verrà erogato con il cedolino di agosto. Lo stesso meccanismo sarà applicato anche per i mesi successivi fino alla mensilità di dicembre 2023 che sarà erogata a gennaio 2024». Secondo il Tesoro a beneficiare del taglio del 6% sono circa 860.000, mentre la platea interessata alla misura del 7% è di circa 335.000 dipendenti.

 

 

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