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Europa e Stati uniti devono reagire alla sfida dei Paesi Brics

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Gestione soldi

Bruno Villois
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Il nuovo ordinamento mondiale si sta muovendo su una scacchiera sulla quale l’occidente, grazie essenzialmente agli Usa, mantiene per ora una posizione di maggior importanza , ma se i Paesi Brics, acronimo formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica dovessero accogliere candidati come Emirati Arabi, Arabia Saudita, buona parte del Sud America e alcuni africani, che dispongono di materie prime in gran quantità e indispensabili all’Occidente per le sue industrie, le cose potrebbero cambiare. Gli equilibri con l’Occidente non sarebbero più gli stessi.

Utilizzando la leva del prezzo sulle materie prime, i Brics sarebbero in grado di scombussolare la leadership occidentale. I grandi Paesi dell’Occidente sono alle prese con e problemi che tendono a crescere anziché trovare soluzione. L’invecchiamento della popolazione e una natalità insufficiente per mantenere i regimi previdenziali già nell’attuale decennio è sicuramente uno dei maggiori, l’aumento del divario tra povertà e ricchezza è un altro, l’obbligo di modificare le politiche ambientali per ridurre la dispersione di sostanze che possono compromettere gli equilibri naturali è un terzo, ed quasi esclusivamente avvertito solo in occidente, la transizione tecnologica e il ricorso all’intelligenza artificiale e le potenzialità che ne possono derivare per sostituire l’uomo, sono tutti temi che sovrapposti tra loro e cumulati nel rischio di perdere parte del benessere e dei diritti sociali acquisiti, possono mettere l’Occidente in una posizione di debolezza.

 

 

Una debolezza dettata anche da tensioni sociali, animate proprio dai timori legati al rischio di perdere condizioni ritenute definitivamente acquisite, com’è successo in Francia per le pensioni. Già oggi i cinque paesi fondatori del Brics pesano sull’economia globale in una percentuale superiore ad un terzo, mentre l’incidenza delle materie prime di ogni genere li vede alla pari con il blocco occidentale. A questi dati si devono aggiungere quelli della continua colonizzazione economica da parte della Cina in Africa e dell’importanza che può avere la Via della Seta a favore della patria di Mao a discapito del fronte europeo. Servirebbe un’azione occidentale coordinata sui grandi temi in gioco. Ma le differenze restano macroscopiche in Europa sui regimi fiscali, le norme previdenziali e sul lavoro, tutte tematiche che determinano concorrenza tra gli Stati indebolendo la loro capacità di fare fronte comune e affrontare la concorrenza crescente dei Brics.

 

 

 

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