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Reddito di cittadinanza, il M5s dà i numeri sul flop dell'assegno

Adriano Talenti
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Il Movimento 5 Stelle replica al dibattito che si è innescato intorno alle cifre sull’efficacia del reddito di cittadinanza fornite, in un’intervista a Repubblica, dal direttore generale dell’Inps, in carica dal 2022, Vincenzo Caridi. Cosa aveva detto Caridi, nel suo colloquio? Aveva sottolineato che non aveva funzionato «il collegamento con le politiche attive», tanto che «le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 ad oggi». Questo, a fronte di una spesa per la misura che si aggira sui 34 miliardi. Dopo questa constatazione, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti aveva dato “il la” allo scontro politico, sottolineando: «A fronte di solo 1500 contratti incentivati, la spesa di questa misura è costata ben 34 miliardi di euro allo Stato italiano. E visto che la matematica non è un’opinione, ogni posto di lavoro ci è costato più di 22 milioni di euro».

Ieri, inoltre, i pentastellati hanno afferrato le tastiere e vergato una nota rivolta a questo giornale, che aveva riportato i contenuti dello scontro politico. «L’articolo- scrivono - è costruito sulla base di dati parziali e fuorvianti e finalizzato, per l’ennesima volta, a screditare il reddito di cittadinanza e il Movimento 5 Stelle». E aggiungono: «Le 1.500 assunzioni a cui si riferisce il direttore generale dell’Inps nell’intervista a Repubblica, riportate nell’articolo, sono quelle cosiddette “agevolate”, ossia avvenute grazie agli sgravi previsti dal provvedimento per i datori di lavoro che assumono beneficiari del sussidio. Non si tratta, come invece si vuol far credere nell’articolo, del totale dei percettori del reddito di cittadinanza che hanno trovato lavoro in questi anni. Questi ultimi li ha censiti l’Anpal, nella nota 7/2021, pubblicata il 20 dicembre 2021: “Dall’analisi risulta che 724.494 beneficiari, pari al 40,1% della platea considerata, hanno avuto almeno un rapporto di lavoro attivo mentre erano in misura o erano occupati al momento del primo accesso al sussidio, con una movimentazione complessiva di oltre 1,5 milioni di rapporti di lavoro”».

 

 

IL DISASTRO
Numeriche, però, non risolvono il nodo principale della questione, ovvero quanti effettivamente hanno trovato lavoro tramite i centri per l’impiego e il supporto dei navigator (chi ricorda l’enfasi con cui Luigi Di Maio, ministro del lavoro del Conte 1, anche capo politico del Movimento 5 Stelle, reclutò questi addetti?). Già, perché non è detto che quanti, beneficiari del reddito, abbiano trovato un impiego lo abbiano fatto attraverso i “canali” che lo strumento presupponeva. Stando ad uno studio di Inapp diffuso lo scorso anno, sarebbe circa il 4% il numero degli utenti beneficiari del reddito che ha trovato lavoro con i centri per l’impiego. Al contrario, (citiamo un articolo del Sole 24 Ore) «la gran parte delle persone trova lavoro grazie ai canali informali (amicizie e parentele)». Poi c’è anche un altro dato. Ovvero il differenziale tra domande respinte e prestazioni decadute per effetto dei controlli implementati dall’Inps. Entrambe le voci, apprende Libero, sarebbero molto più alte nel 2022 rispetto al 2019.

 

 

BOOM DI BOCCIATURE
Si parla di oltre mezzo milione di domande respinte prima dell’erogazione nel 2022, circa 32mila in più rispetto al 2019. E 300mila benefici decaduti nello scorso anno rispetto ai circa 66mila nel 2019. Tutto questo aggiunge una tessera a quel puzzle di irregolarità che si è via via arricchito attorno al reddito di cittadinanza nel corso degli anni. Ieri, l’argomento ha continuato a tenere banco nel confronto politico, con Fratelli d’Italia che ha insistito nel sottolineare lo spread tra risorse impiegate e contratti di lavoro con le agevolazioni. «Gli italiani hanno sborsato 34 miliardi di euro per finanziare il reddito di cittadinanza targato Movimento 5 Stelle che avrebbe dovuto abolire la povertà ed eliminare la disoccupazione. Ma entrambi gli obiettivi sono stati mancati clamorosamente», tuona ancora il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. «Sono due giorni che i parlamentari di Fratelli d’Italia raccontano vergognose bugie sul reddito di cittadinanza - replica Marco Pellegrini, deputato pentastellato -. Parafrasando Venditti, da tanta ignoranza abbiamo capito che la matematica non sarà mai il loro mestiere». Tuttavia, le parole pronunciate da Caridi due giorni fa a Repubblica si stagliano sulla polemica. Il collegamento del reddito con le politiche attive non ha funzionato. Dunque, rimane scritta nella storia politica degli ultimi anni l’inefficacia di uno strumento che, stando anche a quanto rilevato nel corso del tempo da alcune associazioni datoriali, in molti casi ha persino disincentivato i beneficiari dalla ricerca di un lavoro. 

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