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Elkann, la fuga dalla fabbrica: su cosa punta adesso

John Elkann

Sandro Iacometti
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Diciamoci la verità, di fabbriche, catene di montaggio e di operai John Elkann non ne può più. Rinnegando le origini della sua famiglia, lo spirito industriale dei suoi avi, la vocazione imprenditoriale del trisnonno Gianni Agnelli, che ha rivoluzionato la mobilità nel nostro Paese, permettendo anche ai ceti medio-bassi di poter viaggiare su quattroruote, e ha creato un polo manifatturiero a Torino, dando lavoro a decine di migliaia di concittadini, il nipotino educato in Svizzera ha tutt’altre ambizioni. 

Il grasso dei motori, i bulloni, la puzza di bruciato delle saldatrici e quelle pacchiane tute blu non fanno per lui. Elkann non vuole fuggire dall’Italia, vuole fuggire dai capannoni industriali. Ed è per questo che con la sua Exor sta esplorando nuovi orizzonti, dal biomedicale alla tecnologia fino, manco a dirlo, al lusso. 

Ma con i quattrini ricavati dalla vendita a Covea di Partner Re (con un incasso di 8,6 miliardi) il nipote dell’Avvocato vuole calcare anche altri sentieri. L’obiettivo è quanto di più lontano ci sia dall’economia reale, dal sudore e dalle mani callose. È il meraviglioso regno della finanza, delle attività speculative, della compravendita di beni intangibili. Del denaro che si fa senza muovere un dito. «Incoraggiamo la curiosità e la creatività perché crediamo che investire con successo significhi esplorare idee nuove e diverse», ha spiegato qualche tempo fa John Elkann.

A questo scopo è stata creata Lingotto, che della vecchia tradizione di famiglia ha solo il nome. Si tratta infatti di una società di Exor destinata ad investimenti in asset ad alto rendimento. La Lingotto Investment Management (UK), società con sede a Londra e regolamentata dalla Financial Conduct Authority è partita con una potenza di fuoco di 4,6 miliardi di dollari e due manager di alto profilo: James Anderson e George Osborne.

 

 

SUPERMANAGER - Il primo è stato in precedenza partner di Baillie Gifford, dove il suo approccio di lungo termine e basato sulla ricerca lo ha visto diventare uno dei primi finanziatori di società del calibro di Amazon, ByteDance e Tesla. Il secondo, che ha anche presieduto il Partners' Council di Exor, è partner della banca d'affari Robey Warshaw ed è stato in precedenza Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito tra il 2010 e il 2016. Insomma, non due pivellini.

Ma il Regno Unito e i confini tradizionali delle linee d’investimento erano troppo limitati per le aspirazioni di Elkann. E così un paio di giorni fa è stata annunciata anche l’apertura di un nuova sede a New York, da dove partirà l’esplorazione di nuovi territori.

E qui le cose si fanno serie. Il Lingotto ha infatti dato vita al Mosaic Fund, un veicolo finanziario che si concentrerà sulle opportunità del mercato privato che non rientrano nei settori tradizionali come il private equity, il credito privato, le infrastrutture o il settore immobiliare. A muovere i fili sarà un pezzo da novanta della finanza come Pan Chan, la 38enne laureata ad Harvard che fino a ieri era responsabile globale delle direct private opportunities di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo.

Auto e furgoni? Non scherziamo. «Vogliamo essere presenti in tutti i luoghi in cui il capitale privato potrebbe essere una soluzione reale e che non rientrano in una delle categorie definite per il settore», ha detto Chan in un’intervista in cui definisce il suo perimetro di attività «il meraviglioso e il bizzarro». Altro che chiavi inglesi e lamiere. Come si legge in un articolo del Wall Street Journal ripreso da Mf, i potenziali investimenti potrebbero includere diritti musicali, assicurazioni, azioni strutturate e crediti strutturati. Terreni su cui gli hedge fund da tempo si avventurano. BlackRock e Warner Music, ad esempio, hanno investito 750 milioni di dollari in un fondo destinato ad accumulare cataloghi di diritti musicali di artisti nel 2022.

 

 

SUSSIDI PUBBLICI - Ma Chan vuole andare oltre. Basta con le consuete royalty dei cantanti storici. La manager vede ora migliori opportunità nella creazione di partnership con aziende che commercializzano i diritti musicali di artisti più recenti, alla ricerca di modi per espandere la loro portata attraverso lo sport, l'intrattenimento e i social media. Si tratta di un mondo nuovo, dove però le regole sono vecchie. Anche il Mosaic Fund, infatti, su cui hanno già investito tutti i managing partner del Lingotto, sta studiando il modo per far intersecare il capitale privato con le politiche fiscali dei governi, come i sussidi federali americani per incoraggiare la produzione artistica. Insomma, John Elkann perde il pelo, ma non il vizio. Anche muovendosi nell’ignoto e l’inesplorato, resta sempre a caccia di denaro pubblico.

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