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Mutui, tassi triplicati: così la Bce affonda il mattone

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Attilio Barbieri
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La febbre dei tassi ridimensiona i progetti di spesa per la casa delle famiglie italiane. A mettere sotto la lente i mutui è l’analisi della Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, il maggiore sindacato di categoria. Tassi esplosi in due anni, con le compravendite di case in picchiata del 12%.

Sul mercato immobiliare si è fatta sentire la scure della stretta monetaria della Bce, tuttora in corso. La fiammata del costo del denaro, portato al 4,50% dalla Banca centrale europea, ha fatto triplicare i tassi praticati dalle banche sui mutui erogati alle famiglie. A fine dicembre scorso, gli interessi medi applicati ai prestiti immobiliari erano arrivati al 4,40%, vale a dire esattamente il triplo rispetto all’1,45% di gennaio 2022, livello minimo degli ultimi anni.

 

 

Una salita vertiginosa in soli 24 mesi che ha portato lo stock di mutui a calare, nel corso del 2023, di 2,3 miliardi di euro (192 milioni al mese in media) dopo l’aumento di oltre 35 miliardi registrato nel biennio precedente, grazie ai 18,3 miliardi di nuovi mutui accesi nel 2021 e ai 17 miliardi del 2022. I dati degli ultimi 12 mesi dimostrano che il delicato equilibrio tra tassi di interesse e inflazione ha messo a dura prova la capacità di indebitamento degli italiani e trascinato verso il basso gli investimenti nel mattone. Tutto questo con effetti negativi, in generale, sul mercato immobiliare e in particolare sulle compravendite, che l’anno scorso sono significativamente diminuite: per questa ragione, cala dal 50% al 41% la quota di italiani che si indebita per comprare un’abitazione, con le compravendite che sono calate quasi del 12%.

Nulla di definitivo. Naturalmente. Il calo dei tassi atteso a partire da luglio potrebbe innescare un’inversione di tendenza nel mercato immobiliare. I dubbi, però, osserva il sindacato dei bancari, aleggiano sulla rapidità con cui le famiglie italiane risponderanno ai tagli in arrivo e all’effetto indotto, ma lento, che le sforbiciate progressive dell’Eurotower avranno sul costo di chi accende un prestito immobiliare.

Complessivamente, nel biennio 2021-2022, il totale dei mutui è cresciuto con nuove erogazioni pari a 35,4 miliardi con un incremento del 9,05%. I tassi praticati dalle banche alle operazioni di finanziamento immobiliare, erano all’1,67% a gennaio 2021 e nel corso di quell’anno sono rimasti sostanzialmente stabili, finendo in leggero calo all’1,59% a dicembre. Scesi ulteriormente all’1,45% a gennaio 2022, gli interessi sui mutui sono poi saliti già nell’arco del primo semestre con il mercato che, per prassi, ha anticipato le decisioni della banca centrale. Nell’arco del secondo semestre del 2022, i tassi sono passati dal 2,17% di giugno al 3,34% di dicembre, con 117 punti base aggiuntivi. Ulteriori, importanti aumenti sono arrivati nel corso del 2023: 3,68% a gennaio e 4,02% a marzo, con il picco raggiunto a novembre e i tassi arrivati al 4,61%, per poi ripiegare al 4,40% di dicembre e il 3,99% di gennaio scorso. Resta da capire- conclude la Fabi - se la discesa dell’ultimo bimestre sia l’inizio di un percorso strutturale e non un fatto episodico.

 

 

«Sarà fondamentale per le banche e anche per le famiglie che la Banca centrale europea acceleri l’avvio del percorso di riduzione del costo del denaro», commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «l’allentamento della politica monetaria, atteso ormai dalla maggior parte degli osservatori, è fondamentale proprio per rimettere in condizione, al più presto, le stesse banche di poter tornare a sostenere il mercato immobiliare. Per l’Italia significa ridare ossigeno a un pezzo fondamentale della nostra economia che vale diversi punti di Pil, se si conteggiano tutti i settori collegati alla compravendita e tutto il cosiddetto indotto».

Il tempo ha giocato e gioca un ruolo decisivo. «La velocità con la quale la Banca centrale europea ha portato il tasso base dallo 0 al 4,50% è stata uno shock per il mercato finanziario, per le imprese e per le famiglie», aggiunge Sileoni, «la presenza del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel consiglio direttivo della Bce rappresenta una garanzia per tutti noi: la sua esperienza, la sua capacità di incidere sulle decisioni collegiali e la sua visione politica. Fino a un mese fa sarebbe stato difficile ipotizzare un primo taglio al costo del denaro prima di luglio. Negli ultimi giorni, invece, si è fatta strada la possibilità che nella riunione di maggio la Bce decida di tornare a una politica monetaria più accomodante». 

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