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Pil, materie prime e nascite. Così i Bric surclasseranno l'Occidente

Bruno Villois
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La geopolitica mondiale incontra sempre più difficoltà a ritrovare degli equilibri essenziali per evitare una recessione socio-economica mondiale. A risentire maggiormente di questo scenario è l’Occidente e, in particolare, l’Europa già alle prese con un combinato disposto che s’è generato negli ultimi 5 anni: il Covid, inflazione, guerre in continua escalation, transizioni tecnologiche, energetiche e ambientali e crollo demografico specie in Italia. In pratica le condizioni per una tempesta perfetta. Una della principali banche d’affari del globo, la statunitense Goldman Sachs ha evidenziato che nell’arco dei prossimi 50 anni, al vertice mondiale dei sistemi economici ci sarà la Cina, seguita da India e Usa, l’unico europeo tra primi 10 sarà la Germania, seguita a distanza di molte posizioni dalla Francia. L’Italia sarà in una posizione defilata dovuta essenzialmente alla componente denatalità che ci metterà in guai seri.

Tre dei quattro fondatori del Bric, Brasile, India e Cina - assai diversi tra loro dal punto di vista sociale, storico, culturale ma accomunati da un recente, rapido e rilevante ritmo di sviluppo demografico ed economico- saliranno ai vertici del sistema economico mondiale. Fu la stessa Goldman Sachs a battezzare l’acronimo Bric che comprendeva pure la Russia, definendo le quattro Nazioni come “giganti dormienti”, destinati al risveglio e in grado di dominare l’economia mondiale del prossimo mezzo secolo.

Le componenti principali che li accumunano, pur nelle loro marcate differenziazioni, sono popolazione numerosa e trend demografici favorevoli che garantiranno una struttura per età favorevole allo sviluppo economico; immenso territorio ed abbondanti risorse naturali come petrolio, gas naturale, ferro e rame, che costituiscono le materie prime necessarie, anche nell’attuale era digitale, alla produzione industriale. Infine forte e ininterrotta crescita del pil, principalmente a partire da inizio secolo e in ulteriore rapida espansione solo per l’India, con la Cina a dover ridisegnare il modello economico-finanziario, appesantito da oltre la metà della popolazione che continua a vivere in maniera arcaica e con un’età media avanzata, ma in grado di correggere le debolezze e rimettersi a crescere di 6/8 punti l’anno.

Per il Brasile a favorire il ruolo trainante sarà l’abbondanza di materie prime, l’industria estrattiva e il terziario. Lo scenario descritto è in sistematico peggioramento per l’Europa a causa della crescente instabilità e dal dover far fronte alla sfida ambientale, onerosa e difficilmente sostenibile per le politiche economiche che imporrebbero ai singoli Stati (Italia in testa) di mettere mano al portafoglio per un complessivo tra i 300 e i 500 miliardi di euro, seppur spalmati in 10 anni, in ragione della tipologia di interventi che si dovrebbero attuare, a cominciare da quelli immobiliari. Ma è la carenza demografica a preoccupare maggiormente che, da qui al 2030, con cicli di pensionamento regolari e non certo anticipati, che imporrà una politica di immigrazione selezionata ma numericamente molto rilevante, in modo da evitare che l’AI si sostituisca al capitale umano, a causa di una carenza numerica non in grado di rispondere alla domanda. 

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