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Bce, macigno sui conti: il debito costa 25 miliardi in più

Attilio Barbieri
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La stretta monetaria della Bce pesa parecchio sui conti dello Stato. Secondo uno studio di Unimpresa, gli interessi che il Tesoro dovrà riconoscere dal 2023 al 2027 ai sottoscrittori di titoli di Stato aumenteranno di quasi 25 miliardi di euro. Un balzo che sfiorerà il 32% con un esborso gonfiato da 78 a 103 miliardi. La spesa per gli interessi al servizio del debito cresce costantemente ma ancor più vertiginoso è l’aumento di questa voce del bilancio pubblico rispetto al Pil: dal 3,8% nel 2023 salirà al 4,4% nel 2027. Nell’arco di appena quattro anni la spesa per remunerare i sottoscrittori delle obbligazioni emesse dal Tesoro salirà di 24,9 miliardi con un incremento del 31,7%. «Quello che abbiamo sotto gli occhi è l’ennesimo effetto indesiderato della scellerata politica monetaria dettata dalla Banca centrale europea», spiega il vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora, «con 10 rialzi in appena 14 mesi e il tasso base portato dallo zero al 4,5%, anche gli interessi obbligazionari sono cresciuti. Troppo».

 

 

TAGLIO URGENTE Ecco perché «il taglio dei tassi da parte della Bce non è solo indispensabile, ma pure urgente. Molti osservatori», aggiunge Spadafora, «indicano la riunione di giugno del consiglio Bce come quella per avviare un ritorno a una politica monetaria più espansiva. Giovedì il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha detto che l’incertezza sui tagli potrebbe cagionare l’inizio di una nuova fase recessiva. Mi auguro- conclude Spadafora - che la linea di Panetta sia prevalente, ma qualche dubbio è legittimo, considerando quali sono gli equilibri all’interno del board della Banca centrale europea. E temo pure che la frenata, sulla riduzione del costo del denaro, da parte della Federal Reserve americana possa condizionare per l’ennesima volta le decisioni prese sull’altra sponda dell’Atlantico».  Secondo il centro studi di Unimpresa, che ha analizzato i dati contenuti nell’ultimo Documento di economia e finanza, nel 2023 la spesa per interessi al servizio del debito si e attestata a 78,6 miliardi di euro. Una cifra che vale il 3,8% del prodotto interno lordo.

 


CORRETTIVI ASSENTI In assenza di correttivi e di tassi d’interesse in discesa, l’anno in corso dovrebbe terminare a quota 84,7 miliardi - in aumento di 6,1 miliardi rispetto ai 12 mesi precedenti. E questi 85 miliardi scarsi pagati ai possessori di Bot e Btp peserebbero il 3,9% del Pil. Nel 2025, altro aumento di 3,8 miliardi su base annua e incidenza sul Pil in salita al 4%. Nel 2026 l’esborso del Tesoro crescerà di altri 6,8 miliardi fino a 95,5 miliardi, cifra che corrisponderà al 4,1% del Pil. E nel 2027 si sfonderà il muro dei 100 miliardi, con cedole sui titoli di stato a quota 103,5 miliardi, pari al 4,4% del Pil. Complessivamente, tra il 2023 e il 2027 si registrerà un aumento degli oneri finanziari su Bot e Btp pari a 24,9 miliardi che gonfia di un terzo gli interessi pagati dal Tesoro. Intanto alcuni emendamenti bipartisan al decreto Superbonus, presentati in commissione Finanze al Senato, dove è in corso l’esame del provvedimento, prevedono di diluire in dieci o quindici anni il periodo in cui è possibile ripartire le detrazioni del Superbonus, rispetto ai quattro attualmente previsti. La modifica abbasserebbe il peso dei crediti fiscali portati in detrazione ogni anno, ma ne dilaterebbe gli effetti nel tempo sui conti pubblici.

 

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