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Stellantis lancia la nuova Fiat Panda (fatta in Serbia)

Benedetta Vitetta
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Una grande evento al Lingotto di Torino, dove è nata, a pochi passi dalle Carrozzerie di Mirafiori: così ieri sono stati festeggiati i primi 125 anni della Fiat, acronimo di Fabbrica Italiana Auto Torino. Da sempre un simbolo, un orgoglio per l’Italia e per generazioni di italiani che - però - ormai da troppi anni, sembra stia pian piano diventando qualcosa legato solo al passato. Un brand un po’ impolverato e sempre più statico. Un’occasione importante, dicevamo quella di ieri, a cui tutti hanno voluto esser presenti: dalle autorità cittadine, ai vertici di Stellantis rappresentati dal numero uno Carlos Tavares, e dal ceo di Fiat, Olivier Francois, oltre che dal presidente John Elkann, assieme ai fratelli Lapo e Ginevra.

E a brindare per la staordinaria storia di questo marchio c’era pure il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che ha colto l’occasione per rivolgersi ai vertici del gruppo con cui da oltre un anno prosegue il dialogo - non sempre pacato - sulla situazione del Gruppo in Italia.

 

 

 

«Il marchio negli anni ha tenuto alta la bandiera del Made in Italy nel mondo e ha trovato enorme giovamento dall’essere identificata con l’Italia. La Fiat era ed è Torino, il più grande complesso industriale d’Europa: vogliamo che resti a Torino» ha affermato il ministro sottolineando di non rassegnarsi «all’idea che possa diventare un museo industriale. È un marchio che ha contribuito a formare un’identità nazionale da Nord a Sud, con una visione pionieristica». E qui l’attacco ai top manager di Stellantis: «Da più di un anno» ha aggiunto Urso, «siamo al lavoro con Stellantis, è arrivato il momento delle scelte e delle responsabilità. L’azienda deve assumersi la responsabilità del rilancio dell’auto nel nostro Paese, nel rispetto di ciò che Fiat ha fatto per l’Italia e di ciò che l’Italia ha fatto per la Fiat». Ricordiamo che si sta parlando di circa 220 miliardi di euro in finanziamenti pubblici negli ultimi 40 anni. Una somma che è persino difficile da scrivere e che lascia con l’amaro in bocca visto quello che sta succedendo negli ultimi anni negli stabilimenti lungo la Penisola. Tra calo di produzione, licenziamenti, cassa integrazione.

 

 

 

Ma anche delocalizzazioni e, nonostante tutto, incentivi auto ogni anno. A replicare è l’ad del colosso dell’automotive, Tavares che ha «assicurato che Stellantis continuerà a investire in Italia. C’è ancora molto da fare per Fiat nell’era Stellantis» ha spiegato, «sono orgoglioso di ciò che Fiat porta a Stellantis. E non ho dubbi che i successi saranno ancora molti. Fiat sopravviverà a tutti noi» ha aggiunto Tavares.

Ciononstante, il manager, ha precisato che la concorrenza mondiale «sta aumentando e si deve fare i conti con un modello produttivo attento ai costi e sensibile all’attrazione dei paesi low cost. Per sopravvivere, insomma, serve cambiare ed adattarsi». Il pensiero va subito alla Fiat 500 elettrica che oggi è prodotta in Marocco, e la nuova Panda elettrica che sarà realizzata in Serbia «una quattro metri inclusiva, sostenibile, frugale e comoda, un modello che mancava e che costerà meno di 25mila euro» così l’ha descritta Francois.

«Esportare la nostra creatività ha fatto innamorare il mondo dell’Italia. Oggi Fiat è il primo marchio di Stellantis, che sono orgoglioso di aver contribuito a creare tre anni fa. Grazie a Stellantis, Fiat ha potuto conquistare sempre più clienti» ha dichiarato John Elkann. Al Lingotto ieri ha fatto il suo debutto anche la nuova Fiat 500 Giorgio Armani, realizzata in collaborazione con lo stilista. La vettura sarà prodotta a Mirafiori: «Da gennaio la 500 Giorgio Armani sarà in tutto il mondo» ha assicurato Olivier. Sarà l’inizio di una nuova epoca per Fiat?

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