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Ue, Francia e Germania frenano? Affondano tutta l'Europa

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Attilio Barbieri
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Il periodo in cui i destini dell’Europa si decidevano sull’asse Berlino-Parigi è un lontano ricordo. Germania e Francia non sono mai state così in difficoltà da quando esiste la Ue. È proprio la frenata delle due economie più forti del continente che fa scivolare Eurolandia in contrazione. Gli indici Pmi forniscono per Parigi e Berlino una fotografia disastrosa. La Francia ha fatto registrare la frenata più brusca degli indici da gennaio in poi. I volumi dei nuovi ordini per le aziende francesi, sono diminuiti a una velocità che non si vedeva da quattro anni a questa parte. In particolare, per la prima volta dal maggio 2020, le imprese francesi intervistate hanno registrato aspettative negative per l’attività nei prossimi 12 mesi. L'indice Flash France Composite Pmi è sceso in modo significativo a novembre a 44,8, rispetto a 48,1 di ottobre.

In Germania non va meglio. Anzi. L’economia della ex locomotiva d’Europa ha continuato a manifestare segni di difficoltà anche a novembre e il sondaggio Pmi Flash, compilato da S&P Global, ha rilevato un ulteriore calo dell’attività aziendale per il quinto mese consecutivo, al ritmo più rapido da febbraio. La persistente debolezza nella produzione manifatturiera è stata aggravata dalla prima diminuzione dell’attività nei servizi negli ultimi nove mesi. La domanda più debole per beni e servizi ha portato a nuove perdite di posti di lavoro nel penultimo mese dell’anno. Questi dati hanno tirato giù i numeri dell’attività economica dell’intera Eurozona. Proprio mentre l’euro scivola ai minimi da due anni nei confronti del dollaro a quota 1,035 e cresce il pressing sulla Bce per un taglio di 50 punti base alla prossima riunione pre-natalizia del consiglio direttivo della Banca centrale europea.

 

A scatenare le vendite sull’euro è stata la notizia che Eurolandia è entrata in contrazione per la seconda volta in tre mesi, con un calo significativo dell’attività economica a novembre. L’indice Pmi composito (manifattura più servizi) è calato a 48,1, segnando il livello più basso dal gennaio scorso e ben sotto il valore di 50 che separa espansione e contrazione. Ma l’andamento economico non è omogeneo: mentre in Germania e in Francia la frenata si intensifica a novembre rispetto a ottobre, gli altri Paesi dell’area mostrano segnali di crescita, seppur modesti.

La Francia, in particolare, ha vissuto il calo più rapido dell’attività economica da gennaio. Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank, la situazione attuale è segnata da un contesto di stagflazione, in cui l’attività cala su tutti i livelli, ma i prezzi continuano a salire. «Il manifatturiero sta affondando nella recessione, mentre il settore dei servizi, che sembrava essere l’ancora di salvezza, è ora anch’esso in difficoltà», ha commentato. De la Rubia ha sottolineato poi che la persistente debolezza economica non fa presagire una ripresa imminente.

A fronte di questi dati, la Bce ha espresso preoccupazioni crescenti per l’inflazione nel settore dei servizi, la quale potrebbe influenzare le future decisioni sui tassi d’interesse. La Bce, nella sua recente Financial Stability Review, ha messo in evidenza che le vulnerabilità economiche sono amplificate dalle incertezze politiche e dai rischi geopolitici, in un momento in cui le tensioni commerciali globali potrebbero causare shock economici negativi. Le scommesse su un prossimo taglio dello 0,5%, come auspicato anche da Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, non appare più un tabù.

 

 

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