Più soldi all’edilizia scolastica. Alla tutela del territorio per contrastare e prevenire le calamità naturali. Fondi per la conservazione del nostro patrimonio culturale e artistico. E anche per tamponare la fame nel mondo, l’assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati.
La scelta sulla ripartizione dell’8 per mille del gettito Irpef la dice lunga sulla sensibilità degli italiani. E, forse, anche sulle evidenti carenze che i privati, nel loro piccolo, cercano di colmare. Magari mettendo una firma “che non costa nulla” ma fa stare meglio. L’analisi dei dati su come e a chi assegnare gli oltre 202 milioni di euro che i contribuenti hanno scelto di destinare allo Stato per “finalità sociali” è illuminante. Nei giorni scorsi la presidenza del Consiglio dei ministri ha deliberato la ripartizione delle risorse. Seguendo ovviamente le scelte firmate «dai contribuenti tra le varie finalità cui può essere destinata la quota statale», sottolinea una nota di Palazzo Chigi.
In un Paese come il nostro - che conta la bellezza di 4,7 milioni di persone che si dedicano continuativamente a diverse forme di volontariato (dati Istat 2023 diffusi a fine luglio) - i numeri aggregati sulle scelte di destinazione della quota delle imposte sulle persone fisiche offrono uno spaccato di virtù e necessità. Balza all’occhio, scorrendo i dati elaborati dall’Agenzia delle Entrate, la scelta di destinare oltre 59,1 milioni di euro del gettito raggranellato all’edilizia scolastica. Quasi un terzo del capitale finisce per rimettere in sesto aule, plessi scolastici o strutture di formazione. Intercettando, evidentemente, il desiderio degli italiani di offrire una scuola più accogliente, funzionale e sicura a figli, nipoti e ragazzi che spesso sono costretti a soggiornare in strutture datate, se non proprio fatiscenti nei casi più clamorosi.
Se nelle grandi città si cercano di tamponare le necessità come si può, sul territorio spesso bisogna affidarsi alla buona volontà delle autorità locali (a cominciare dai sindaci) e ad interventi “creativi”.
Dai genitori che si tassano per dare una mano di bianco alle imprese che, coinvolte e sensibilizzate, effettuano donazioni in beni o sponsorizzazioni mirate. C’è da dire che oltre il 50% degli edifici scolastici in Italia (dati Openpolis 2024) risalgono agli anni ’50 o ’60. Insomma, mettono in mostra i segni del tempo. La messa in sicurezza delle strutture che rientrano nel perimetro dell’edilizia scolastica, grazie ai fondi del Pnrr, prevede 339 interventi di ristrutturazione per un ammontare complessivo di 936 milioni di euro. Il 40% degli stanziamenti- richiesti da Comuni e Province - è destinato a rinnovare scuole, università e convitti principalmente al sud.
La ripartizione dei fondi dell’8 per mille mette in risalto l’altra preoccupazione degli italiani: oltre 25,4 milioni di euro sono stati indirizzati per tamponare le calamità naturali. O meglio: la sensibilità degli contribuenti è cresciuta nel tempo, probabilmente con l’aumentare delle catastrofi naturali che martellano il territorio (alluvioni, terremoti ed eventi climatici estremi), che mettono alla prova un territorio non più in grado di tollerare piccoli e grandi disastri. Altro capitolo rilevante, che intercetta oltre il 12% delle donazioni (24 milioni di euro), la conservazione dei beni culturali. Considerando che l’Italia detiene- dati Unesco - il primato nella lista del patrimonio mondiale. Oltre 4mila musei, 59 siti già riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’agenzia delle Nazioni Unite. Seguono le donazioni fiscali per contrastare la fame nel mondo (19,2 milioni) e l’assistenza ai rifugiati. Negli ultimi anni le ripetute ondate migratorie hanno evidentemente sensibilizzato gli italiani che assistono ad un progressivo aumento degli arrivi.
Le scelte mirate ammonta a 128 milioni di euro. Quella inespressa, destinata genericamente allo Stato senza destinazione specifica da parte del contribuente, ammonta a 73 milioni di euro. Oltre 14 milioni (il 20% dei 73 milioni) verranno destinati all’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) mentre 58,9 milioni di euro sono destinati alla “prevenzione e recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche”. Una ripartizione che, a inizio giugno, ha suscitato un botta e risposta tra la Conferenza episcopale italiana (Cei) e il governo. Il presidente dei vescovi italiani, il cardinale di Bologna Matteo Zuppi, ha apertamente contestato la suddivisione di questi fondi perché, dice, «danneggia la Chiesa e le altre confessioni religiose». A stretto giro è arrivata la replica del governo: «Nel 2023 il governo Meloni ha semplicemente deciso di inserire una sesta finalità» per sostenere le comunità di recupero che spesso sono gestite dalla Chiesa.