Larry Ellison, l'uomo più ricco del mondo (per un giorno)

Trainato dal boom dell'intelligenza artificiale, guadagna 100 miliardi in 24 ore. Poi Elon Musk torna davanti
di Susanna Barberinivenerdì 12 settembre 2025
Larry Ellison, l'uomo più ricco del mondo (per un giorno)

(LaPresse)

4' di lettura

A ottantun anni, Larry Ellison è diventato per un giorno l’uomo più ricco del mondo. Secondo il Bloomberg Billionaires Index la sua fortuna ha toccato i 393 miliardi di dollari, superando i 385 miliardi di Elon Musk. Mercoledì, in apertura di seduta, le azioni Oracle hanno guadagnato oltre il 40% – il maggior rialzo di sempre per la società – per poi chiudere a +36, 07%. Questo significa che in ventiquattr’ore il patrimonio personale di Ellison è cresciuto di 101 miliardi di dollari. A fine giornata, Musk è tornato in testa, ma solo per un soffio, con un miliardo di vantaggio.

Dietro questi numeri però c’è la storia di un uomo fuori dagli schemi, spesso definito il “cattivo ragazzo” del tech per i modi spigolosi e l’arroganza. Storico rivale di Bill Gates, Ellison possiede ancora circa il 41% del colosso del software aziendale e del cloud computing Oracle, una quota che moltiplica di giorno in giorno il suo patrimonio. Ma al di là dei bilanci, Ellison ha una biografia che lo rende un personaggio da romanzo americano.

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Nato nel Bronx nel 1944 da una madre giovanissima e un aviatore di origini italiane reduce della Seconda guerra mondiale, fu adottato a nove mesi dagli zii materni. A dodici anni scoprì di non essere il loro figlio naturale, ma solo a 48 anni è riuscito a abbracciare per la prima volta la vera madre. Due volte ha tentato l’università, a Chicago e all’Illinois, due volte ha abbandonato senza laurearsi. Da quella parabola irregolare ha preso forma una delle avventure imprenditoriali più straordinarie del nostro tempo: la fondazione, nel 1977, della Software Development Laboratories, che poi diventerà Oracle, partendo da un contratto con la Cia e da un’idea, il database relazionale, rubata a IBM. Da lì, una cavalcata che ha travolto concorrenti come Sybase e Informix, conquistato Apple al fianco di Steve Jobs e assorbito Sun Microsystems, portando MySQL sotto il controllo Oracle.

Ellison è stato per decenni il prototipo del CEO più pagato ma non si è mai limitato al “lavoro”, è infatti anche il patriarca di una dinastia che incrocia il business e Hollywood. Sposato sei volte ha due figli: Megan è la produttrice di Annapurna Pictures; David guida Paramount Skydance, che controlla CBS, MTV e Paramount Pictures. «La cosa più importante è la mia famiglia, poi la mia azienda, poi i miei hobby», ha detto in una intervista. E tra i suoi passatempi c’è sicuramente la vela: Ellison ha finanziato l’Oracle Team USA, vincitore dell’America’s Cup. I suoi super yacht – dal Sayonara al Musashi –sono talmente grandi da non poter attraccare nei porti turistici, come accadde a Valencia durante le regate.

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Alla vela ha affiancato la fascinazione per il Giappone, testimoniata dai suoi investimenti immobiliari a Kyoto e dalle scelte estetiche che contaminano le sue residenze. E poi c’è la collezione di proprietà: dalla villa Astor a Newport all’sola hawaiana di Lanai, di cui detiene quasi il 98%. Acquistata per 300 milioni nel 2012, insieme al medico David Agus, che aveva curato l’amico Steve Jobs, l’isola è diventata meta di ospiti d’eccezione, da Elon Musk a Tom Cruise fino a Benjamin Netanyahu. E ancora: attraverso l’Ellison Institute of Technology, vicino a Oxford, finanzia progetti di ricerca in sanità, sicurezza alimentare e robotica. A dimostrazione che anche a ottantun anni, sei matrimoni, due figli e una vita da romanzo, continua a scommettere su innovazione e futuro. Anche in politica.

Amico personale di Donald Trump, ospite frequente a Mar-a-Lago, Ellison è diventato il volto della nuova alleanza tra Silicon Valley e Casa Bianca repubblicana. Non è un caso che sia lui, e non Musk, a essere considerato l’uomo giusto per rilevare TikTok se dovrà separarsi da ByteDance.

«Preferirei Larry», ha detto Trump. E non è un caso che accanto a Sam Altman e Masayoshi Son, Ellison sieda nel progetto da mezzo trilione di dollari “Stargate”, che promette in Texas la più grande infrastruttura energetica e di calcolo mai realizzata. Non solo. Ellison è anche vicino a Netanyahu, a cui ha donato milioni di dollari per le forze armate israeliane. La parabola di Musk, in confronto, appare oggi più fragile. Dopo i titoli persi a favore di Bernard Arnault e Jeff Bezos negli anni passati, ora cede il primato a un ex alleato che ha saputo mantenersi lontano dai contraccolpi politici e dalle tempeste mediatiche. Musk resta armato di un piano compensi titanico legato a una capitalizzazione di Tesla da 8.500 miliardi di dollari: se dovesse riuscirci, diventerebbe il primo uomo da mille miliardi. Ma è un futuro ipotetico, condizionato dalla volatilità dei mercati e dalle sue stesse scelte.

Ellison, al contrario, incarna oggi la solidità di un impero costruito nel tempo. Dopo 37 anni da ceo, è rimasto presidente e direttore tecnico, più stratega che frontman. Musk lo ha definito «la persona più intelligente che abbia mai incontrato». Forse non immaginava che un giorno sarebbe stato lui a restare indietro seppur per un giorno. L’ex ragazzo adottato del Bronx è salito sul trono dei Paperoni con l’immagine potente di un uomo che, dopo aver inseguito rivali per decenni, a ottantun anni è riuscito a scalzare tutti, imponendosi come il nuovo “oracolo” dell’America che corre verso l’intelligenza artificiale.