La finanziaria 2026 intende profilare una serie di provvedimenti che spingono nella direzione delle fasce più deboli e puntano a raggiungere tre obiettivi: crescita del Pil oltre l'1,2%, ridurre il divario tra potere d'acquisto e salari e rilanciare i consumi, in modo da ridar fiato alla marcata del settore manifatturiero. Una manifattura che paga lo scotto per essere più costosa, meno redditizia e in forti ritardi in termini di innovazione tecnologica e preparazione degli addetti. Elementi che sommati portano un'offerta, interna e sui mercati internazionali, in ambasce, nonostante il prestigio del Made in Italy e la forte capacità dei nostri imprenditori di collocare i prodotti in ogni dove nel globo.
Il recupero di competitività non può che avvenire attraverso gli investimenti in R&S che si possono realizzare con l'innovazione tecnologica, purtroppo dimensioni, scarso capitale proprio e sovente inefficienze manageriali, spingono a peggiorare la capacità di reggere le difficoltà che, da aprile in poi, sono aggravate dai dazi Trumpiani e da un cambio dollaro così debole da avere perso, da inizio anno, oltre 12 punti sull'euro. L'assestamento del cambio dovrebbe attestarsi sull'euro sull'1,15, troppo alto per reggere insieme cambio e dazi.
Moody's promuove l'Italia? "Male", il delirio del M5s contro Giorgia Meloni
Solitamente parca con il nostro Paese venerdì notte l’agenzia di rating americana Moody’s ha promosso...Difficile ritenere qualunque supporto pubblico, se non in molte decine di miliardi di euro, di essere in grado di ridare impulso all'industria italiana, servire allora più che finanziare - visto le modeste possibilità - alleggerire le condizioni che rendono debole il sistema produttivo. Tra le prime, per parte rilevante di ogni tipo di produzione , c'è un costo dell'energia, superiore del 50% a quello dei competitor Ue, facile a dirsi, gran rompicapo riuscirci. Il disaccoppiamento tra prezzo del gas e dell'elettricità, tanto sbandierato dalle aziende energivore, è una misura macroeconomica per separare le due voci di prezzo, ovvero di puntare alla separazione del modello in cui i due prezzi vengono distinti con quelli dell'elettricità che sono più stabili e prevedibili, a differenza di quelli del gas.
Ad adottare il modello in Europa sono, per ora, solo la Spagna e il Portogallo, entrambi i Paesi sono ai vertici della crescita del Pil 2024, il primo quasi del 2% e il secondo del 3,5%, previsioni confermate per l'anno in corso. Una seconda esigenza da correggere è il costo della burocrazia, che non è solo pubblica, ma sempre più anche privata da parte dei grandi gruppi a discapito del tessuto socio-economico, che ingessa i tempi e allontana gli investimenti. Per almeno limitarla nel pubblico serve la modernizzazione dell'intero apparato, mentre per il grande privato è una questione di economia di scala nel rapporto tra costi e benefici. Terza maxi esigenza deve essere ridimensionare evasione ed elusione, attraverso una politica dissuasiva che ne riduca l'attuale incidenza di oltre il 10% sul Pil, pari a circa 190 miliardi, di almeno l'1% annuo, in modo da dimezzarla in 5 anni.
Per riuscire nell'intento servirebbe un grande patto Paese tra politica, categorie economiche e sindacali, ma anche un senso di appartenenza al Paese in cui ciascuno, evita di sovraccaricare a discapito degli altri ea proprio vantaggio, ossia tutti quei comportamenti modello “mattonino LEGO”, fatti di evasione, scarsi impegno e rispetto e utilizzo della cosa e del servizio pubblico e tante altre minuzie che si uniscono diventano valanghe a discapito del sistema socio-economico, ovvero di tutti noi.




