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Draghi invoca l'armistizio finanziario: "Nessuna guerra dei cambi"

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Dall'incontro dell'Fmi, il Governatore di Bankitalia afferma: "Niente protezionismo. Si lavori per evitare squilibri"

Roberto Amaglio
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L'incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale era stato ribattezzato dagli organi di stampa come il ring su cui si sarebbe disputata la "guerra dei cambi". Un'occasione per cercare di trovare delle soluzioni per riequilibrare i continui interventi di molti Paesi emergenti (soprattutto la Cina) intenzionati a tenere bassa la loro valuta sui mercati internazionali. Tuttavia a smentire questa chiave interpretativa è stato Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Board. A margine dell'incontro di Washington, infatti, Draghi ha smentito l'esistenza di una guerra dei cambi. "Non c'è nessuna guerra delle monete. Ci sono dei forti disallineamenti dei cambi che certamente ostacolano la ripresa dell'economia mondiale. Tali squilibri vanno quindi affrontati e vanno risolti. Ma bisogna stare attenti che i rimedi non siano peggiori dei mali: in tal senso le tentazioni protezionistiche sarebbero deleteree". Rimedi - Per Draghi la strada è un'altra. "Abbiamo fatto una lunga strada verso il rafforzamento del sistema finanziario da quando la crisi è iniziata come risultato di un coordinamento senza precedenti a livello internazionale nel conseguire riforme coerenti. Anche se alcune questioni restano da risolvere, in Europa, negli Usa e altrove stiamo, collettivamente rimodellando in modo fondamentale l'architettura della vigilanza finanziaria sistemica". Draghi ha voluto elencare alcuni esempi di quest'opera a partire "da accordi di vigilanza a livello di sistema che sono messi in opera ai livelli nazionale, regionale e internazionale. Accordi che sono studiati per raggiungere una sorveglianza più complessiva con prospettive macro-prudenziali allargate e migliori meccanismi per far scattare l'azione su dei rischi identificati". E gli esempi in questo campo sono numerosi, dallo European Systemic Risk Board, al Financial Services Oversight Council negli Stati Uniti all'esercizio di allerta del Fondo monetario e dello stesso Financial Stability Board. "A questo punto - ha concluso il governatore di Banca d'Italia - la direzione nella quale ci stiamo muovendo a livello internazionale è incoraggiante, ma restano importanti questioni da risolvere. Ed è la determinazione politica che deciderà se riusciremo a raggiunge riforme credibili e robuste che i nostri cittadini giustamente chiedono preservando allo stesso tempo gli enormi vantaggi di un sistema internazionale integrato a livello finanziario".

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