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Silvio, rottamali tutti: è l'unica strada per poter vincere

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L'ex premier ha un solo modo per recuperare i delusi del Pdl: sostituire il 90% degli onorevoli con personalità nuove. Così può anche puntare a Palazzo Chigi, altrimenti gli italiani lo molleranno

Andrea Tempestini
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  Ieri, intervistato da me su Canale 5, a Silvio Berlusconi è scappato di dire una frase che forse non avrebbe voluto dire. Non si tratta, come forse qualcuno crede, delle parole sullo spread che hanno fatto il giro dei tg e anche delle cancellerie europee, suscitando scandalo. Quelle erano oltre che meditate anche giustificate: la salute dell'economia non si misura con il differenziale fra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi. Lo spread è un indicatore, ma altri ben più significativi andrebbero tenuti d'occhio, tra questi il tasso di disoccupazione, il Prodotto interno lordo e il rapporto tra debito e Pil. Monti può forse farsi vanto della diminuzione dello spread ( anche se come è noto il calo è dovuto a Mario Draghi più che a lui), non certo di quella delle persone senza lavoro o della caduta della produzione. No, come dicevo, ciò che è sfuggito dalle labbra del Cavaliere è altro e riguarda la composizione delle liste alle prossime elezioni. Alla domanda su chi stesse arruolando per la sfida alla sinistra di Bersani e Vendola e alla tecnocrazia di Monti e Passera, l'ex presidente del Consiglio è ricorso alle percentuali, sostenendo di voler imbarcare una gran quantità di industriali e professori, ma solo il dieci per cento degli onorevoli che oggi siedono in Parlamento. A modo suo e forse anche a sua insaputa, Berlusconi ha annunciato che intende rottamare il 90 per cento di deputati e senatori che siedono a Montecitorio e Palazzo Madama. Un'operazione che se attuata porterebbe a un risultato di rinnovamento generale tra le fila del Popolo della libertà: una rottamazione in larga scala che neppure l'uomo che detiene il copyright della rottamazione ha mai neppure immaginato. Altro che terzo mandato: qui si rischia che anche quelli al primo che non hanno brillato oppure hanno brillato troppo ma in un altro senso siano costretti a fare le valigie. Naturalmente le poche parole del Cavaliere in diretta telefonica hanno scatenato subito un putiferio. Non erano ancora state pronunciate per intero che già dentro il partito ribolliva la rivolta. Ogni onorevole del Popolo della libertà si è sentito a rischio di estinzione parlamentare. Ogni miracolato dal fondatore ha capito che il miracolo è finito e tocca tornare a lavorare, ammesso e non concesso che qualcuno dei molti oggetto della beneficenza dell'ex premier abbia un lavoro. Risultato, a Paolo Bonaiuti, portavoce del deposto presidente, è toccato impugnare l'estintore per spegnare l'incendio scoppiato tra le fila del partito. Come capita a chi fa un mestiere delicato come quello dell'ex sottosegretario, Bonaiuti ha dovuto edulcorare, sminuendo la portata di quanto aveva appena detto il principale. Sono uomo di mondo e dunque comprendo e anche un po' ammiro lo sforzo del collega (Paolino prima di dedicarsi anima e cuore al Cavaliere faceva il giornalista), ciononostante mi permetto di rilanciare. Berlusconi non  deve rimangiarsi la promessa di rottamare il 90 per cento degli onorevoli del Pdl, deve tener duro, perché questo è ciò che gli chiede il suo elettorato, quella base delusa e confusa che oggi annuncia di non avere alcuna intenzione di andare a votare, rinunciando all'esercizio di un diritto piuttosto di rimettere la croce sul simbolo del Popolo della Libertà. Infatti, se esiste una remota possibilità che il centrodestra torni a vincere, questa passa da un grande rinnovamento, ovvero da una robusta iniezione di facce nuove. Chi nel passato ha votato per il partito di Berlusconi non è che si sia pentito e ora sia intenzionato a puntare su Bersani e Vendola, è solo deluso, nauseato, schifato. Negli ultimi anni troppe cose non sono andate per il verso giusto. Troppi eletti hanno fatto solo gli affari loro invece di quello del Paese. Dunque bisogna cambiare e scegliere uomini competenti e capaci. Non stiamo qui a far l'elenco, di professori e imprenditori ce ne sono a bizzeffe, basta solo convincerli che si fa sul serio, che l'epoca di nani e ballerine è finita. Monti il Ppe e la Merkel, tacciano Berlusconi di populismo, quasi che loro fossero i depositari dell'unica ricetta possibile per far ripartire l'economia. Ci sono stimati banchieri, emeriti professori e illustri premi Nobel che hanno altre ricette e che ritengono sbagliata quella dei tecnocrati germanocentrici. Non dico di arruolarli nelle liste da presentare alle prossime elezioni, ma almeno di consultarli per poter presentare al paese un programma alternativo e credibile rispetto a quello di Monti e del duo Bersani-Vendola. Se Berlusconi vuole vincere deve cambiare, perché la politica italiana e la condotta economica del Paese hanno bisogno di novità. Dunque scongiuriamo il Cavaliere di non indietreggiare ma di procedere senza tentennamento nel progetto di rottamazione. Come i lettori sanno noi avremmo ben visto lo stesso Matteo Renzi alla guida del centrodestra, ma purtroppo il sindaco di Firenze non ha voluto fare il gran passo di farsi una lista sua, fuori dal Partito Democratico, accettando i voti dei moderati. Dato che il rottamatore non c'è, si può prendere a prestito il suo programma. In fondo il rinnovamento, l'abolizione del finanziamento pubblico, la cancellazione della riforma del lavoro di Elsa Fornero, il no alla patrimoniale, e altri cavalli di battaglia di Renzi sono cose che starebbero meglio in bocca a un candidato di centrodestra che a uno di sinistra. O no?  Dai Cavaliere, facci sognare, cambia tutto, molla tutti. Prima che gli italiani mollino te. di Maurizio Belpietro  

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