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Al voto. Un verdetto c'è già: Monti ha perso

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Il Prof punta a fare da stampella alla sinistra, ma la sua coalizione precipita nei sondaggi. Per recuperare è costretto a inseguire il Cav, ma rischia il sorpasso di Grillo

Andrea Tempestini
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  di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet Comunque vadano, queste elezioni hanno già un perdente. Si tratta di Mario Monti, il quale pur essendo un economista di lunga esperienza, ha sbagliato tutti i suoi conti. Non alludo a quelli dello Stato, che pure non brillano: dal Pil alla disoccupazione, passando per il debito pubblico e la produzione industriale non c'è una cifra che dia ragione alla politica economica attuata dal suo governo. No, tralasciando il bilancio di un anno da tecnici, ciò che fa acqua sono i calcoli che il professore aveva fatto prima di buttarsi in politica.  Ormai anche i sassi hanno capito che la sua non è stata una scelta improvvisata, ma una decisione valutata con ponderazione. Nonostante la finta modestia manifestata in più occasioni dichiarando di desiderare solo il ritorno agli amati studi bocconiani, il presidente del Consiglio preparava da tempo la sua candidatura, deciso a proseguire la parentesi politica nei panni di capo di un nuovo schieramento.  Monti ha considerato conclusa l'avventura di Silvio Berlusconi ai vertici del centrodestra e, probabilmente, era pronto a prenderne il posto, fondando un suo proprio movimento che avrebbe di fatto svuotato il Popolo della libertà, prosciugandone il bacino elettorale. Tuttavia l'ambizione e la presunzione hanno fatto un brutto scherzo al senatore a vita. Non solo il Cavaliere non si è fatto da parte regalandogli il partito, come forse fino all'ultimo il professore ha sperato, ma addirittura si è messo di traverso, riconquistando gran parte dei moderati delusi che si erano collocati nel limbo degli indecisi e degli astensionisti. Giorno dopo giorno i sondaggi segnalano la riscossa del centrodestra e, per contro, registrano l'arretramento del centrino di Monti, ormai lontano dalla soglia psicologica del 15 per cento e distante milioni di voti da quel 20 per cento che il professore si era prefissato per dar corpo alla sua salita in campo. Il presidente del Consiglio si è reso conto in queste ore degli errori fatti ed è costretto a inseguire il Cavaliere sul suo terreno. E proprio per questo motivo, comunque vadano, le elezioni hanno già un vincente, ovvero Silvio Berlusconi. Gli esperti di flussi elettorali prima di Natale attribuivano al Pdl  il 13 per cento,  una quindicina di punti indietro rispetto al Pd, ma a poco più di due settimane dal voto, quasi tutti i sondaggi lo danno saldamente intorno al 20 per cento. C'è chi dice il 22, come Renato Mannheimer, chi il 23 come Alessandra Ghisleri. Di certo c'è che al Senato, il terreno dove la coalizione di centrosinistra rischia di più, i voti del centrodestra potrebbero essere determinanti per impedire a Pd e Sel di governare. Nei piani di Monti, il suo movimento avrebbe dovuto fare da stampella alla sinistra, ma vista la debolezza del centrino non è detto che vi riesca, soprattutto se le percentuali di Scelta civica dovessero fermarsi all'otto per cento e quelle dell'Udc al due, come sostengono alcune rilevazioni. Con simili risultati la squadra di senatori che il Professore porterebbe a Palazzo Madama si assottiglierebbe e non basterebbe ad assicurare a Bersani alcuna solida maggioranza. Come riferiva La Repubblica nell'edizione di ieri, visti i dati, nell'entourage del premier è suonato l'allarme. Di fronte alla clamorosa rimonta del Cavaliere e alla altrettanto clamorosa ridiscesa di Monti è iniziata una campagna di recupero. Buttati alle ortiche gli abiti dell'uomo tutto tasse e righello, il professore si è messo a scimmiottare Berlusconi, imitandolo sia con le promesse che con le sceneggiate. E così ecco arrivare l'annuncio di voler ridurre l'Imu, l'Irpef e l'Irap, la birra bevuta in diretta tv con Daria Bignardi e l'adozione del cagnolino Trozzy subito ribattezzato Empy.  Una strategia concordata a tavolino dagli esperti in campagne elettorali che il premier ha ingaggiato, ma che ad oggi non sta dando buoni frutti. Infatti, invece di tirarsi su, le quotazioni del premier vanno sempre più giù. Il rischio a questo punto non è quello di essere scavalcati dal Pdl,  sorpasso al quale dentro Scelta civica ci si è rassegnati, ma pure di finire quarti in classifica, cedendo il terzo posto a Grillo. Per il Professore sarebbe una débâcle: una sconfitta che lo consegnerebbe a un ruolo marginale nel prossimo Parlamento, con il rischio che il gruppo al Senato si spacchi e porti all'uscita della componente che fa capo a Pierferdinando Casini, il quale se Monti non è un marchio che attira consenso non ha certo interesse a conservarlo, ma piuttosto a farlo dimenticare. Alla fine, se le cose andassero così e il presidente del Consiglio si limitasse a conseguire uno striminzito otto per cento, l'unico successo potrebbe essere quello di avere in questo modo liquidato Fini. Se infatti l'Udc non superasse il due per cento per effetto dello svuotamento dell'elettorato centrista provocato da Scelta civica, il risultato conseguito consisterebbe nella bocciatura del presidente della Camera, il quale non entrerebbe nemmeno in Parlamento. Monti dunque sarà un perdente, ma almeno un merito potrebbe averlo.  

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