Trova l'errore umano tra Renzi, Poletti e i numeri del jobs act
Ieri il ministro Giuliano Poletti ha chiarito che la diffusione alcuni giorni fa di dati falsi relativi alle assunzioni a tempo indeterminato è stata frutto di un banale errore. I nuovi posti di lavoro sono la metà di quelli dichiarati e non si registra alcun saldo positivo sul fronte dell'occupazione, perché anche i nuovi contratti in realtà sono la trasformazione di quelli vecchi, che, grazie al Jobs act e allo sgravio sui contributi, da assunzioni a tempo determinato sono diventate assunzioni a tempo indeterminato. Tutto chiaro dunque? Mica tanto. Nonostante la precisazione del ministro del lavoro, resta da chiarire perché il governo debba ogni mese diffondere dati parziali che generano solo confusione. Fino a un anno e mezzo fa, cioè prima dell'era renziana, le statistiche su occupati e disoccupati erano affare dell'Istat, il solo autorizzato a tenere il conto dell'andamento del mercato del lavoro, e le ricerche erano eseguite con criteri scientifici. Poi è venuto il ministero del lavoro con i suoi numeri e, mesi fa, quando Palazzo Chigi ha provveduto a nominare Tito Boeri ai vertici dell'Inps, anche l'istituto previdenziale. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola venerdì 28 agosto o acquista una copia digitale del quotidiano