Gawronsky: Europarlamento,
fannullone uno su tre
Dopo trent'anni tra Strasburgo e Bruxelles, Jas Gawronsky darà l'addio all'Europarlamento: ha declinato l'invito di Silvio Berlusconi a correre ancora per il Pdl («Ha cercato di farmi cambiare idea») e ha preferito non ricandidarsi. «La sesta volta sarebbe stata di troppo - dice in un'intervista al Corriere della sera - basta con la politica attiva. Bisogna saper dire no prima che te lo dicano gli altri». Nei suoi tre decenni in Europa, Gawronsky ha visto passare molti eurodeputati. Ricorda il «senso di superiorità» che circondava Massimo D'Alema, «l'inutile» passaggio di Michele Santoro, lo «charme» di Lilli Gruber, il De Mita «concentrato sulle cose italiane. Fosse a Strasburgo o Bruxelles, si occupava di Avellino o Nusco». E assicura: l'italiano più noto è Marco Pannella. A Strasburgo, rivela, «quasi nessuno» tra gli italiani padroneggia l'inglese. E gli eurofannulloni esistono? «Certo. Un terzo sono i veri fannulloni; non seguono, non capiscono, talora compromettono l'immagine dell'istituzione. Molti, tra cui almeno un italiano, viaggiano a spese dei contribuenti per fare affari». Infine, un consiglio: «Non votare chi mette molti manifesti e spende troppi soldi: potrebbe volerli recuperare in qualche modo».