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Aereo scomparso, l'allarme Usa: vogliono usarlo per fare nuovo 11 settembre

A nove giorni dall'ultimo contatto, sono 26 i Paesi coinvolti nelle ricerche del Boeing della Malaysia Airlines

Matteo Legnani
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Nove giorni sono tanti, per nascondere in qualche posto un aereo grande come il Boeing 777 senza che nessuno se ne accorga. Già, perchè il caso dell'aereo della Malaysia Airlines sparito nel nulla lo scorso 8 marzo è ormai diventato un giallo planetario, che vede la bellezza di 26 paesi coinvolti nelle ricerche su un area più vasta dell'Europa e che va dall'Australia all'India e dall'Oceano indiano meridionale fino al Mar Cinese. L'ipotesi che l'aereo sia caduto in mare da qualche parte resta in piedi, affiancata però a quella di un dirottamento a opera di chi poteva pilotare con grande destrezza il Boeing, portandolo a volare a quota bassissima (sotto i 1.500 metri) per sfuggire all'occhio dei radar e condurlo in uno dei 630 aeroporti compatibili (anche per dimensioni delle piste) con il raggio d'azione dell'aereo al momento della scomparsa. Le indagini si concentrano sul comandante, simpatizzante del partito d'opposizione malese, il cui leader è sotto processo: pare che il giorno prima del misterioso volo, il comandante fosse presente nell'aula del processo. E l'ipotesi è che la scomparsa del Boeing abbia potuto essere un atto dimostrativo contro il governo malese. Tra l'altro, a casa sua, gli investigatori hanno trovato una copia perfetta di un simulatore di volo del 777. Per cosa stava addestrandosi il comandante? E qui si affaccia la clamorosa ipotesi formulata dalle autorità di sicurezza Usa: che l'aereo possa essere usato come "proiettile" per replicare un attentato in stile "11 settembre", cioè lanciandolo su qualche obiettivo sensibile. Ma l'ipotesi, suggestiva, richiederebbe da parte degli ipotetici terroristi un'organizzazione logistica eccezionale: non solo per nascondere un aereo così grande e rifornirlo di carburante, ma anche per disporre in qualche modo dei 239 passeggeri. Cyber-dirottamento - Intanto, tra le ipotesi formulate per spiegare la scomparsa del velivolo, c'è anche quella di Sally Leivesley, ex Home Office Scientific Adviser britannico. In un'intervista al Sunday Express la dottoressa Leivesley, ora a capo della società di risk management Newrisk Limited, sostiene che un codice "malevolo", attivato da uno smartphone, potrebbe aver bypassato i sistemi di sicurezza dell'aereo, mettendo quest'ultimo alla mercé di criminali". Giusto un anno fa, al convegno Hack in the Box, il ricercatore tedesco Hugo Teso dimostrò che con un'app per Android è possibile introdursi nel software di comunicazione proprio di Boeing, modificandone traiettoria e piano di volo. Teso, che oltre ad essere un esperto di sicurezza è anche un pilota con anni di esperienza, tramite l'app si è introdotto nel sistema di comunicazione di una plancia virtuale di un Boeing ed è riuscito a modificare il piano di volo, la traiettoria, la velocità e ad azionare le mascherine per l'ossigeno. Il tutto effettuato quando il velivolo virtuale era in modalità pilota-automatico. È stato sufficiente aprire l'app, entrare nel sistema di comunicazione e impartire gli ordini desiderati.  

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