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"Colpiremo il cuore della Francia"La minaccia dei jihadisti in Mali

La reazione degli islamici dopo l'intervento armato dei caccia francesi

Lucia Esposito
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Controffensiva in Mali dei jihadisti legati ad al-Qaeda: dopo tre giorni di pesanti bombardamenti dei caccia francesi sulle roccaforti islamiste nel desertico nord del Paese, gli estremisti rispondono minacciando attentati "al cuore" della Francia e promettono di impegnare Parigi in una lunga e brutale guerra sul terreno: nelle ultime ore hanno conquistato Diabaly, una città a 400km da Bamako e all'interno della zona controllata dal governo maliano.   Deciso a mettere fine alla dominazione islamista nel nord del Paese, il governo del presidente, Francois Hollande -appoggiato, secondo un sondaggio, da sei francesi su 10 (più di quelli che sostennero all'epoca l'intervento in Afghanistan )- va avanti. Le incursioni aeree iniziate nel week-end sono proseguite lunedì e saranno a breve affiancate dalle operazioni dei primi uomini della forza di intervento dell'Africa occidentale, in arrivo a Bamako.  L'intervento dell'Onu La Francia ha anche chiesto un intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che si riunisce oggi: la Cina ha già condannato l'offensiva militare dei 'gruppi rivoluzionari" e anche la Russia ha detto che l'offensiva militare francese è legittima, pur augurandosi che sia temporanea.   I ribelli salafiti hanno preso il controllo di Diabaly, una piccola località che si trova in una regione boscosa al confine con la Mauritania e con l'Azawad, come viene chiamata la zona sotto l'influenza salafita. Il governo francese insiste comunque che la situazione "si sta evolvendo in modo positivo" e che, come ha detto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, l'intera operazione sarà questione "di settimane". Secondo Parigi, l'offensiva militare ha provocato una ritirata del gruppi salafiti nella parte orientale e meridionale del Paese, anche se all'ovest la situazione "resta difficile", per la presenza di ribelli armati fino ai denti.   L'Ecowas, l'organismo che riunisce 15 nazioni dell'Africa occidentale, ha convocato per venerdì un vertice straordinario, ad Abidjan. A ottobre una risoluzione dell'Onu gli diede l'incarico di allestire una missione militare composta da circa 3.300 uomini. Dopo l'intervento francese, Niger, Senegal e Burkina Faso si sono impegnati a inviare 500 soldati ciascuno, altri 300 saranno messi a disposizione dal Togo; la Nigeria, l'azionista di peso dell'Ecowas, garantirà un battaglione composto da 600 militari. La Nato inevce ha fatto sapere che sostiene gli sforzi francesi ma che l'Alleanza non ha ricevuto richiesta alcuna di assistenza. Nel pomeriggio è prevista anche una riunione della 'piattaforma di crisì sul Paese africano in seno all'Ue

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