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Queens, chi è Zale Thompson: il nero convertito all'Islam che ha cercato di uccidere due poliziotti a colpi d'ascia

Giulio Bucchi
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L'uomo con l'ascia che nel Queens si è avventato contro quattro agenti in divisa della Nypd, fendendo colpi assassini prima di essere ammazzato a colpi di pistola dai due poliziotti non raggiunti dalla sua furia, si chiama Zale Thompson. Ha 32 anni, è nero, ed è un recente convertito all'islam. Nei giorni scorsi, in Canada, altri due convertiti alla «religione di pace» che ha generato l'Isis avevano assalito uomini dell'ordine, lasciando sul terreno due cadaveri. Ieri la strategia della jihad, caldeggiata dall'Isis sui siti di militanti fiancheggiatori che lanciano appelli via Internet, si è materializzata nella Grande Mela. Uno dei due agenti feriti, Kenneth Haley, 25 anni, in servizio da 4 mesi, è all'ospedale in pericolo di vita per la grave ferita alla testa, mentre il secondo, Joseph Meeker, ha un braccio spezzato ed è ricoverato, conscio e in condizioni stabili. Una passante, colpita da un proiettile vagante, è fuori pericolo. Aggredisce due poliziotti con l'ascia: guarda il video    Il capo della polizia William Bratton, con alle spalle il sindaco rosso Bill de Blasio, ha detto che «non ci sono per ora elementi che fanno pensare a un caso di terrorismo islamico, che è quello che le indagini cercheranno di appurare». Patetico non riconoscere l'evidenza della motivazione «islamica». Cioè del «lupo solitario» aizzato dalla propaganda di Isis e Al Qaeda. L'opinione pubblica però ha capito che siamo entrati in una nuova dimensione della guerra terroristica a matrice islamica. Se possibile, è un quadro ancora più pericoloso dei complotti micidiali, che puntano al bis dell'11 settembre. Per azioni così occorrono mezzi finanziari, contro-intelligence, organizzazione capillare diretta da un centro strategico, e incessanti comunicazioni: se ai servizi segreti occidentali viene dato il permesso di usare intercettazioni e spionaggio digitale, la guerra di contenimento alla minaccia dei nuovi Osama bin Laden può almeno essere combattuta. Contro il singolo invasato e mentalmente più o meno squilibrato, ma sedotto dalla ideologia jihadista e votato al sacrificio per il Califfo, una pistola da quattro soldi, un'ascia da boscaiolo o un coltello da macellaio, sono sufficienti a fare qualche vittima simbolica, e a conquistare la prima pagina per favorire una propaganda distruttiva. Combattere queste minacce è al limite dell'impossibile se non si dà mano libera alla polizia nella individuazione dei sospetti. Thompson, oltre al passato da Pantera Nera, aveva precedenti penali in California e era stato cacciato dalla Marina per cattiva condotta. Se un tipo così si converte all'islam dovrebbe scattare un allarme, e andrebbe seguito da vicino. Col racial profiling, «disegnare un profilo su base razziale», ci sarebbe qualche chance in più. Ma de Blasio è stato eletto promettendo di impedire alla polizia di fermare e perquisire i sospetti criminali, se di colore, per non offendere una razza. Nel 2011 il governo Obama aveva chiamato «incidente sul posto di lavoro» la strage di commilitoni fatta dal maggiore islamico Hassan in Texas, perché la tesi di Barack era che la guerra al terrore era un'invenzione di Bush. Oggi l'amministrazione democratica di New York finge di non sapere chi sia Thompson. Basta andare al suo Facebook, dove ha l'immagine di un militante armato, col volto avvolto nel turbante nero stile Isis. C'è un passaggio del Corano, in arabo, in cui si implora Allah di fare da guida per «trovare il giusto sentiero».  di Glauco Maggi

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