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Ebola, il caso di Ian Crozier: il virus si nasconde nell'occhio e cambia il colore dell'iride

Andrea Tempestini
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Nella foto, a sinistra il suo occhio prima di aver contratto il virus Ebola. A destra il suo occhio dopo che il virus lo aveva contratto e - apparentemente - debellato. La vicenda è quella di Ian Crozier, medico che si era ammalato d'Ebola a settembre, in Sierra Leone. Trasportato d'urgenza ad Atlanta, per 40 giorni ha lottato tra la vita e la morte. Ma ce l'ha fatta, si è salvato. Avevano detto che era guarito. Ma due mesi dopo essere uscito dall'ospedale, guardandosi allo specchio, la spiazzante sorpresa: il suo occhio, da azzurro, era diventato verde, la pupilla dilatata. Colpa di Ebola, che aveva ancora nel corpo, e che si era "nascosto" nell'occhio. Il virus, infatti, anche dopo essere stato debellato resiste in alcune parti del corpo, come per esempio lo sperma. Così Crozier, come detto, due mesi dopo la teorica guarigione ha iniziato a non vedere più bene. I medici, dunque, gli hanno perforato l'occhio sinistro con un ago, prelevando un campione dell'umor acqueo. La prima ipotesi era che, a causa dell'abbassamento delle difese immunitarie dovuto ad Ebola, il dottore avesse contratto un altro virus. Ma dai rilievi scientifici si è scoperto che si trattava proprio di Ebola. Le cure somministrate in seguito alla scoperta - un farmaco sperimentale del quale i medici non hanno voluto dire il nome - sono riuscite a restituire a Crozier la vista, e anche l'irida è tornata del suo colore originale.

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