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"Charlie Hebdo": vignette "nere" sul jet russo caduto in Sinai

Matteo Legnani
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Certo, la satira e la libertà di espressione non si toccano (e questi sono concetti che in Russia, dopo settant'anni di comunismo, stenta ancora a passare). Ma questa volta è più difficile ridire "Io sono Charlie" dopo che il bisettimanale francese "Charlie Hebdo" (vittima lo scorso gennaio di un sanguinosissimo attacco terroristico islamico) ha pubblicato nel suo ultimo numero due vignette sull'incidente al jet russo in Sinai nel quale sono morte 224 persone. Un incidente per il quale c'è il forte sospetto di una bomba piazzata nella stiva che abbia fatto esplodere l'Airbus. Nella prima (vignetta), si vede un musulmano sotto una fitta pioggia di rottami di un aereo civile e la scritta "l'aviazione russa intensifica i suoi bombardamenti"; nella seconda, invece, un teschio davanti alla carcassa di un aereo civile in fiamme con la scritta: "I pericoli delle low cost russe: 'la prossima volta prenderò air cocaine'" (con riferimento ai piloti francesi arrestati dopo aver trasportato 7 quintali di droga). Le due immagini hanno fatto andare su tutte le furie il presidente russo Vladimir Putin (tra l'altro, la Francia partecipa pure lei ai bombardamenti in Siria): il portavoce del Cremlino ha definito un "sacrilegio" le due vignette, "che non hanno a che fare né con la democrazia" né con la libertà "di espressione", ha detto il portavoce, Dmitri Peskov, citato da Interfax. Il portavoce del Cremlino ha poi definito 'Charlie Hebdo' "una testata assai controversa" e ha aggiunto che "molti non la accettano e si sentono offesi dalle sue pubblicazioni". "Un giornale come questo - ha proseguito Peskov - probabilmente sarebbe assolutamente inappropriato nel nostro sistema sociale, nel nostro paese multinazionale e multiconfessionale". Il ministro degli Esteri russo Lavrov era stato tra i rappresentanti della comunità internazionale che nel gennaio 2015 avevano sfilato per le strade di Parigi contro gli attentati che avevano sconvolto la capitale francese (tra i quali quello alla redazione di "Charlie Hebdo").

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