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Misura estrema contro la Grecia, "assedio" ai confini: la mossa dell'Europa per piegare Atene

Andrea Tempestini
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Nel mirino dell'Europa ci torna la Grecia: sale la pressione dell'Unione europea per convincerla a chiedere gli aiuti comunitari necessari per migliorare il controllo delle frontiere con la Turchia, dalle quali quest'anno sarebbero passate molte centinaia di migliaia di migranti diretti in Germania e in altri Stati del Nord Europa (e, tra gli altri timori, il fatto che vi siano transitati parecchi foreign fighters, terroristi islamici di ritorno). Tra gli strumenti per mettere pressione ad Atene di cui si discuterà nel Consiglio dei 28 ministri degli Interni in programma venerdì a Bruxelles, anche l'ipotesi di imporre una sospensione della partecipazione al trattato di Schengen, quello che consente la libera circolazione dei cittadini tra gli Stati aderenti. Una misura drastica, che secondo fonti diplomatiche citate dal Corriere della Sera sarebbe caldeggiata da Germania, Austria, Slovenia e Croazia. Attenzione: l'ipotesi riguarderebbe solo una sospensione, mentre l'esclusione da Schengen non sarebbe stata presa in considerazione. A Bruxelles la convinzione è che, mettendo sul piatto questa possibilità, si possa arrivare un via libera greco agli aiuti dell'agenzia per il controllo delle frontiere Frontex e di altre entità Ue. Per la Grecia ha parlato il ministro dell'Immigrazione, Ioannis Mauzolas, che ha affermato: "Atene è ingiustamente sottoposta a una intensa pressione da parte di alcuni Paesi membri". Poi, però, ha smentito la minaccia di espulsione da Schengen: "La Grecia - ha spiegato - è l'inizio del corridoio, ma la porta è la Turchia. Se i flussi non vengono controllati dalla costa turca, è impossibile controllare i flussi dalla Grecia o da qualsiasi altro Stato membro della Ue".

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