Somalia, la guerra continua:
62mila profughi e 220 morti
Almeno 62mila persone sono fuggite da Mogadiscio dal 7 maggio scorso, quando sono esplosi nuovi combattimenti tra ribelli islamici e truppe governative. Il dato e' stato fornito oggi a Nairobi dall'Unhcr, l'organismo Onu che si occupa dei profughi. Pesante il bilancio delle vittime: sarebbero piu' di 220 i morti e circa 750 i feriti in seguito agli scontri. Gli scontri sono il frutto dell'offensiva delle truppe governative contro la capitale Mogadiscio che è in mano ai ribelli da diverse settimaneei giorni scorsi il ministro della Difesa somalo, Mohamend Abdi Gandi, aveva annunciato che gli scontri andranno avanti fino a che i ribelli non saranno stati sconfiti. Nel frattempo il Consiglio di sicurezza dell'Unione Africana, Ua, aveva chiesto al Consiglio dell'Onu di adottare misure immediate per aiutare il governo somalo nonchè sanzioni contro l'Eritrea accusata di sostenere gli insorti islamici. La battaglia di Mogadiscio è iniziata lo scorso 7 maggio. Secondo quanto riportava nei giorni scorsi dal 'Times' sarebbero oltre 1000 i combattenti stranieri che hanno aderito al richiamo della Jihad e stanno partecipando agli scontri. I ribelli islamici hanno confermato la presenza di questi combattenti stranieri tra le loro fila. Secondo fonti della sicurezza nella regione, finora 290 combattenti di Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Pakistan, 'Afghanistan e 'Arabia Saudita sono entrati nella capitale somala. Il governo somalo ha annunciato il blocco immediato degli aeroporti e dei porti situati nelle zone del nord e del centro, controllate dai ribelli. Un blocco deciso dopo aver ricevuto la proposta avanzata dall'Autorità intergovernativa per lo Sviluppo, IGAD, che auspicava l'imposizione dell'embargo nei porti ed aeroporti della Somalia cemtro-meridionale, controllati dalle milizie islamiste antigovernative. Il governo somalo a Mogadiscio ha sottolineato che il blocco ha esclusivamente lo scopo di bloccare l'afflusso nel Paese africano di armi e di combattenti stranieri e che esse non riguarderanno i voli o i trasporti marittimi di tipo umanitario.