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La misteriosa morte del dirigente di Putin. Lo strano infarto: ecco cosa doveva fare

Vladimir Putin

Giovanni Ruggiero
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Sullo scandalo doping che ha travolto lo sport russo per i diversi atleti che assumevano sostanze proibite con la presunta copertura della federazione di atletica di Mosca si allungano nuove inquietanti ombre. Ci sono state due morti misteriose nel giro di un paio di mesi che alimentano le fantasie dei complottisti anti-Putin. Ieri 15 febbraio è stata comunicata la scomparsa di Nikita Kamayev, ex capo esecutivo dell'ente antidoping russo, la Rusada. Si era dimesso a dicembre, su pressione anche del presidente Putin, davanti al rischio per la Russia di essere esclusa da importanti eventi sportivi, primo fra tutti i Mondiali di calcio del 2018 che avrebbe ospitato proprio la Russia. Kamayev, 52 anni, era tornato a casa dopo una discesa con gli sci. Il malore è arrivato una volta tornato a casa, nonostante avesse dolori al petto e non fosse andato in ospedale. A far crescere i sospetti sulla morte del dirigente è la tempistica: nei prossimi giorni è previsto l'arrivo a Mosca di una delegazione internazionale che sta indagando sullo scandalo. Kamayev sarebbe stato interrogato e secondo i più fantasiosi complottisti avrebbe potuto rivalare dettagli compromettenti per la Russia. La morte di Kamayev è arrivata pochi giorni dopo quella di un altro esponente di punta della Rusada, Vyacheslav Sinev, già presidente del consiglio esecutivo e capo dell'antidoping prima di Kamayev dal 2008 al 2010.

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