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All'Europarlamento

l'arrembaggio dei pirati

Albina Perri
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Alle elezioni europee ci aspettano sicuramente delle sorprese. Una tra queste potrebbe essere l'ingresso nell'europarlamento del «partito pirata», formazione politica svedese, nata sul web, che si batte per la libertà di espressione e per i diritti dei programmatori. I pirati di cui si parla, infatti, sono dei pirati informatici. Internauti, piccoli imprenditori e studenti che si candidano al parlamento svedese per difendere il diritto alla privacy, per abolire i brevetti e per ripensare il concetto di copyright. Il Piratpartiet spopola tra i giovani, e potrebbe riuscire a prendere i 225mila voti (4% del totale) necessari a entrare in Parlamento. Ma, oltre all'aspetto più "parlamentare", della sua nascita, il Piratpartiet rappresenta una novità vera, a tutto tondo, probabilmente la prima realtà politica naturalmente figlia delle rete e del nuovo paradigma tecnologico. I sondaggi attribuiscono alla giovane formazione il sostegno del 7,9% degli elettori del Paese scandinavo, più del doppio rispetto alle rilevazioni d'inizio mese. Le forze tradizionali sono lontane, i conservatori del premier Fredrik Reinfeldt sono al 24,1% dei consensi, mentre l'opposizione socialdemocratica è volata al 35,9%.

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