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Turchia, dopo Istanbul brucia Ankara: scontri e violenze. Erdogan: "Twitter è una catastrofe"

Terzo giorno di proteste contro il governo islamista. Un gruppo di dimostranti prova ad avvicinarsi alla casa del premier

Giulio Bucchi
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Continuano gli scontri e le proteste in Turchia: il corteo di Istanbul organizzato venerdì contro l'abbattimento di 600 alberi nella centralissima piazza Taksim è diventata la miccia di manifestazioni tutte politiche. Una opposizione durissima contro il governo di Recep Tayyip Erdogan e la sua svolta islamista: più moschee (una che dovrebbe sorgere proprio in piazza Taksim, insieme a un centro commerciale), meno alcool, meno effusioni in pubblico. I giovani (e non solo) laici turchi sono scesi in strada prima nella metropoli del Bosforo, poi in tutto il Paese, capitale Ankara in testa. E la polizia ha usato il pugno duro, con lacrimogeni e cariche. Centinaia di feriti e di arresti, Amnesty International ha parlato prima di due morti quindi di 5 persone in pericolo di vita. E oggi, lunedì 3 giugno, sono arrivati i primi due morti "ufficiali", ad Ankara e Istanbul. Sono sempre più frequenti, invece, gli incendi appiccati in tutto il Paese alle sedi del AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdogan. Bilancio pesante - In mattinata i medici hanno dichiarato la "morte cerebrale" di un giovane colpito da un colpo d'arma da fuoco alla testa durante le proteste ad Ankara. Lo ha riferito il segretario generale della Fondazione turca dei diritti umani, Metin Bakkalci: "Il giovane si chiama Ethem Sarisuluk, è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa, è in agonia e i medici hanno dichiarato la morte cerebrale", ha spiegato. Un altro giovane manifestante turco è morto invece a Istanbul dopo essere stato travolto da un'auto lanciata contro un gruppo di manifestanti antigovernativi. La vittima è il 20enne Mehmet Ayvalitas, che attraversava con altri manifestanti un'ampia strada della città sul Bosforo. Nell'incidente sono rimasti feriti altri quattro manifestanti. Erdogan: "Twitter è una cancrena" - Domenica l'epicentro della protesta è stato nella capitale: migliaia di persone si sono scontrate con i reparti antisommossa. A Istanbul, i giovani di quella già ribattezzata Primavera turca hanno "conquistato" piazza Taksim, allontanando la polizia. Manifestazioni di protesta, per lo più tranquille sono state convocate in diverse altre città del paese. Il governo non conferma il bilancio di Amnesty (mille feriti) parlando di 58 civili e 115 poliziotti feriti. Ma su Twitter e Facebook i video delle dimostrazioni confermerebbero un'entità della protesta degli incidenti ben maggiore. Le immagini inviate da Istiklal Caddesi, il salotto turistico di Istanbul, mostrano una via devastata, ricoperta di polvere e con le centinaia di negozi affacciati sulla stretta via chiusi o danneggiati, con bossoli di proiettili di gomma e candelotti lacrimogeni per terra e cassonetti incendiati. Erdogan si è scagliato proprio contro i social network, definiti "una nuova minaccia per la società", "una cancrena", "una catastrofe per l'informazione", ed ha accusato il principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp, di alimentare la protesta e i manifestanti di essere "vandali" che "hanno rotto vetrine e gettato pietre": "E' democrazia?", si è chiesto il premier. Il leader del Chp Kemal Kilicdaroglu, che sabato aveva invitato Erdogan a dimettersi, ha chiesto che "si scusi con il popolo" per le violenze. I manifestanti accusano le tv turche, controllate dal governo o intimidite, di minimizzare la rivolta. In serata il gruppo Anonymus ha annunciato che "attaccherà tutti i siti del governo turco fino a quando Erdogan non se ne andrà".

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